di Carlo Radollovich
L’edificio, uno degli esempi più vivi del barocco lombardo, venne realizzato nella prima metà del Seicento su progetto del noto architetto milanese Francesco Maria Richini (1584 – 1658). Fu in pratica riedificato dopo la seconda guerra mondiale poiché subì notevoli danneggiamenti a seguito dei pesanti bombardamenti su Milano del 1943.
Purtroppo, l’accesso ai suoi splendidi cortili è spesso non consentito al pubblico, che si vede privato della vista di un incantevole giardino, di gusto delicatamente romantico, ove spiccano una torre medievale e una rigogliosa pianta di glicine. Per la verità, la torre è un vero e proprio falso, poiché fu costruita nel 1830. Motivo della sua realizzazione? Andare incontro a certi gusti inneggianti al gotico, caratteristico “complimento” nostalgico rivolto alle nobili famiglie dell’epoca, a cui apparteneva anche la Archinto.
I cortili sono due: nel primo si osserva un portico con eleganti colonne, mentre nel secondo (quello in cui fu costruita la torre) si nota un artistico loggiato sormontato da una terrazza con balaustra barocca.
Il piano terra dello stabile offre alla vista un portale con spalle in bugnato, il primo piano presenta finestre decorate con caratteristiche modanature, mentre il secondo comprende finestre decorate con cornici assai semplici.
Particolarità da non perdere: la magnifica cancellata disegnata nel 1910 da Giuseppe Bagatti Valsecchi, architetto e avvocato (vero amante dell’arte, specie di quella rinascimentale), due stemmi murati della famiglia Visconti provenienti dal feudo di Riozzo (oggi frazione di Cerro al Lambro) e una lapide realizzata da Adolfo Wildt, scultore milanese di alta levatura, per celebrare i dipendenti dei Luoghi Pii Elemosinieri caduti in guerra.
Un’ultima triste annotazione: i ricchi affreschi di Vittorio Maria Bigari, Andrea Lanzani e Giambattista Tiepolo, che decoravano alcune sontuose sale del palazzo, sono andati completamente perduti durante i bombardamenti del 1943.