mercoledì, Aprile 24, 2024
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NOTIZIE PARTICOLARI SU TOMMASO MARINO

di Carlo Radollovich

Il duca Marino (1475 – 1572), titolare del ben noto Palazzo Marino, era di nascita genovese. Giunto a Milano da pochi giorni, assistette ad una funzione religiosa nella chiesa di San Fedele e, in quella occasione, Cupido gli lanciò strali evidentemente numerosi perché non riusciva a staccare gli occhi da una bellissima nobildonna, solo più tardi identificata con il nome di Arabella Cornaro. Non riusciva a cavarsela dalla mente, tanto che decise di corteggiarla quanto prima con tutto il suo cuore.

Tommaso Marino era però, contemporaneamente, sempre attratto dal mondo degli affari e si arricchì presto in modo cospicuo grazie all’incasso delle sostanziose gabelle sul sale e alla possibilità di effettuare prestiti praticando tassi al limite dello strozzinaggio. La fortuna lo aiutò non poco e ricevette infatti le nomine di marchese di Castelnuovo e duca di Terranova.

I suoi pensieri più profondi erano però sempre legati alla deliziosa nobildonna rimirata una sola volta in San Fedele. Grazie a sue specifiche ricerche, venne finalmente a sapere che si trattava della figlia del console della Repubblica di Venezia a Milano. Si presentò a quest’ultimo e chiese subito in moglie la graziosissima Arabella.

La risposta fu un secco no perché, secondo quanto gli venne riferito, ella non avrebbe mai potuto vivere in una città tanto grigia come Milano. Arrabbiato come non mai, Tommaso riuscì a rapire Arabella con l’aiuto di quattro bravi e a imprigionarla in una sua dimora a Porta Romana.

Poiché le ricchezze e la potenza del Marino erano persino temute dal governatore Ferrante Gonzaga, questi si diede da fare in mille modi contattando il Console veneziano in parecchie circostanze. Dopo non pochi sforzi, riuscì a giungere ad un compromesso. Tommaso avrebbe liberato Arabella se gli fosse stato concesso di sposarla.

Le nozze furono celebrate e il duca Marino, per poter offrire alla propria compagna una dimora più che grandiosa, volle far costruire il sontuoso palazzo che tutti conosciamo, divenuto con l’unità d’Italia sede municipale della città. I lavori furono affidati al grande architetto Galeazzo Alessi. Ma il Marino volle fare di più: comperò le misere case attorno a San Fedele e le fece abbattere.

I milanesi non apprezzavano però la sua prepotenza e tanto meno il lusso sfarzoso in cui amava vivere. Un anonimo cittadino lanciò contro il Marino una sorta di maledizione e cioè: “Questa accozzaglia di pietre (il palazzo), tirata su ricorrendo a molte ruberie, o brucerà o cadrà a pezzi oppure sarà portata via da un altro ladrone”.

Le disgrazie giunsero presto. Arabella fu trovata impiccata presso la villa di Marino a Gaggiano, autore del gesto il marito, a seguito di una terribile scenata di gelosia. Molti prestiti non gli furono restituiti e il palazzo milanese, costato più di cinquantamila scudi, rimase incompleto perché il proprietario finì nella bolletta più nera, non essendo in grado di far fronte nemmeno alle richieste del fisco. Infine, un “ladrone” si concretizzò nel primo Ottocento quando il palazzo venne espropriato dagli austriaci…

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