venerdì, Aprile 19, 2024
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Neera, la scrittrice milanese

Anna Maria Zuccari, più conosciuta con lo pseudonimo “Neera”, nasce nella nostra città nel 1846 da una famiglia borghese. Morti i genitori, si trasferisce a Caravaggio presso alcune zie economicamente mal messe.

Nel 1871, ha la fortuna di sposare un ricco banchiere e la coppia decide di andare ad abitare a Milano. Neera inizia subito a scrivere con successo per alcune riviste tra cui “L’illustrazione italiana” e il “Giornale delle donne” e aderisce alla corrente italiana del verismo dopo aver conosciuto Verga e Capuana.

Una figura femminile milanese l’attrae in particolare: la madamina, che all’inizio delle sua attività effettua piccole consegne di diverse merci in scatole di cartone. A questa ragazzina, che con il tempo si emanciperà, attribuisce quattro “stagioni”: quelle del ferro, del rame, dell’argento e dell’oro.

La stagione del ferro è la più dura e la più triste, quando la futura madamina – così scrive Neera – “è costretta a rosicchiare pezzi di pane sugli scalini umidi del vicinato”.
Quella del rame segna l’inizio della sua evoluzione. Infatti, dopo aver effettuato le consegne che le sono state affidate, ciondola per le vie della città, attratta dalle botteghe che vendono zucchero filato e, in inverno, caldarroste.

Verso i quindici anni abbandona il suo gironzolare dopo il lavoro e riesce anche a modernizzare il suo look dopo aver trascorso un certo periodo strettamente vicina alla madre, che aiuta volenterosamente nelle faccende domestiche.

Ma ora la ragazza è pronta ad uscire dal suo guscio per potersi affermare come madamina vera e propria. Esce in compagnia di un paio d’amiche nelle ore libere, ma anche da sola, quando si accorge che un elegante giovanotto, all’angolo della via, le rivolge ripetutamente la parola con molta simpatia.Ora, questa stagione, davvero argentea, sta presto per fondersi con quella dell’oro. Sì, perché la madamina cessa di essere tale e sta per diventare sposa.

Ma ritorniamo alla nostra Neera, la quale scrive con passione, ottenendo la pubblicazione di numerosi articoli e di interessanti libri (ricordiamo, tra gli altri, “Il romanzo della fortuna”, “Nel sogno”, “Voci della notte”, “La vecchia casa”).

Frequenta sempre con passione l’ambiente letterario e diversi critici scoprono in lei un’accurata e sensibile descrizione della condizione femminile. Tuttavia, non diventa femminista nel significato ottocentesco del termine.

Anzi, poiché sottolinea con convinzione le ragioni del cuore di ogni donna davanti alla cruda realtà quotidiana con la quale esse finiscono sempre per confrontarsi, succede che molte delle sue eroine si arrendono o comunque smettono di combattere attivamente.

Affetta da una malattia tumorale, riesce tuttavia a dettare le sue memorie (“Una giovinezza del secolo XIX”) che verranno pubblicate postume nel 1919, esattamente un anno dopo la sua scomparsa.

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