lunedì, Dicembre 9, 2024
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Naviglio della Martesana, il suo percorso

Questo Naviglio, chiamato semplicemente “Martesana”, deve il proprio nome al contado che avrebbe attraversato dopo il 1460. La sua costruzione fu voluta da Francesco Sforza per assicurare ai milanesi non solo un’auspicata navigabilità (ora è cessato ogni tipo di percorribilità commerciale), ma anche la possibilità di vedere irrigati ad hoc i propri campi.

Appena uscita dal fiume Adda, la Martesana si presenta ancora gorgogliante e spumeggiante, ma non si rende conto che presto perderà il suo aspetto “agreste” per essere imprigionata, dalla forza dell’uomo, da due sponde in muratura che ne regoleranno il percorso d’ora in avanti.

Infatti, dopo il santuario di Concesa, essa si sente di fatto prigioniera perché le stesse due sponde la relegheranno al ruolo meno libero di canale. Passa sotto i boschi di Monasterolo (Vaprio d’Adda) e inizia a salutare la campagna del Milanese, ormai del tutto tranquilla, priva di quell’energia che la contraddistingueva dopo la separazione dall’affluente del Po.

Incontra la cittadina di Inzago, attraversa Villa Fornaci e Gorgonzola, lambisce Cassina de’ Pecchi, Cernusco, e sfiora Vimodrone. Prosegue il suo lento ondeggiare sino a Crescenzago e, guardando verso se stessa, si accorge che il suo prezioso liquido risulta ridotto di parecchio, per averlo donato a numerosissimi acri di terreno.

Ormai è pronta per fare il suo ingresso in Milano. Passa accanto a Gorla e qui è giunto il momento di ricordare il suo passato. Giungeva a Cassina de’ Pomm, ove Sthendal, in una piccola osteria, si illudeva di essere al Bois de Boulogne. Ormai la Martesana si sentiva, e si sente tuttora, cittadina a tutti gli effetti.

Incontrava la “Magna”, una vecchia osteria ove si scaldavano le gole impostando importanti cori che addirittura si trasformavano spesso in vere e proprie gare tra rioni e rioni. Qui primeggiavano diverse arie verdiane che, nell’Ottocento, esprimevano sentiti ideali patriottici.

Il canale arriva poi poco oltre il ponte delle Gabelle, ove il Redefossi riesce ad inserirsi e qui la Martesana, ormai interrata, sparisce agli occhi dei milanesi. Riceve di nuovo la luce del giorno solo nella Darsena di porta Ticinese. Poi si riunirà al Naviglio Grande per poi fondersi con le acque del Ticino.

Cara, vecchia Martesana, ormai sei in pratica seppellita da una poco nobile tomba cementizia, imposta doverosamente dalla nostra civiltà. Ma noi continueremo a pensarti mentre attraversavi spazi di verde sotto il cielo azzurro delle belle giornate.

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