venerdì, Aprile 26, 2024
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Mauro Mussoni. Seguiamo il “flusso”

È uscito a ottobre, per l’etichetta “ WoW Records ”, l’album “ Follow the flow ” il nuovo lavoro del Mauro Mussoni Quintet. Ecco i nomi della formazione, guidata dallo stesso Mauro Mussoni: contrabbasso, composizione e arrangiamenti; si tratta di Simone La Maida: sax/flauto ; Federico Pierantoni: trombone ; Massimiliano Rocchetta: piano e Andrea Grillini: batteria, con il contributo di Davide Di Iorio, flauto (nella traccia Levante ).

L’album contiene esclusivamente brani originali, composti e arrangiati da Mauro Mussoni e il titolo “Segui il flusso” conferma l’intenzione di seguire l’ispirazione e l’emozione del momento per cogliere nuove suggestioni e atmosfere. Questa libertà di co-creazione si coglie ed è la scintilla che fa apprezzare il lavoro compiuto da parte della formazione, grazie alle sonorità originali, sorrette da uno stile inconfondibile.

Vediamo di conoscere più da vicino Mauro Mussoni , musicista, contrabbassista, bassista, compositore, arrangiatore, produttore. I suoi maestri e ispiratori sono tanti e tutti importanti. Qualche nome: Buster Williams, Furio Di Castri, Paolino Dalla Porta, Yuri Goloubev, Benny Golson, George Cable, Jimmy Cobb, John Kinnyson, Jesse Smith, Joey De Francesco, Michael Blake. Mauro si diploma in musica jazz al Conservatorio di Adria (Ro) sotto la guida di Paolo Ghetti, Bruno Tommaso, Fabio Petretti, Paolo Silvestri, Bruno Cesselli .

Ma Mussoni è anche docente e ha insegnato presso le scuole di musica di Cesenatico, Santarcangelo, Rimini, Cesena, San Marino. Molto ampie anche le sue esperienze e collaborazioni. Anche qui bastino alcuni nomi: Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Jimmy Owens, Max Ionata, Nico Gori, Roberto Tarenzi, Claudio Filippini, Mario Biondi, Rosalia De Souza, Fabio Concato, Barbara Casini, Nicola Conte, Tanya Michelle Smith, Marco Tamburini, Dario Chiazzolino, Roger Beaujolais, Stefano Bedetti, Carlo Atti, Joyce E. Yuille, Bruno Cesselli, Klemens Marktl, Gianni Giudici.

Nel 2018 esce il primo album di Mauro Mussoni Quintet Lunea (AlfaMusic/Egea Distribution), classificatosi nei top CD di Jazzit Awards 2018 .

A Mauro Mussoni abbiamo rivolto alcune domande.

Per parafrasare il titolo del suo album, le chiediamo: qual è il flusso che il jazz deve o dovrebbe seguire?

Non penso che il jazz debba “seguire un flusso” più di quanto non abbia già fatto nel corso della sua storia. Il jazz ha già dato dimostrazione di grande apertura e contaminazione sviluppando all’estremo le potenzialità armoniche e ritmiche di vari generi musicali preesistenti. In questo modo ha simbolicamente unito varie culture fondendone le peculiarità e ricavandone una musica nuova che ancora oggi continua la sua evoluzione. Se questo non è “seguire il flusso” … Il titolo dell’album si riferisce più a quello che forse dovrei fare io, ovvero seguire l’istinto, l’ispirazione e fidarmi di essi. È così che è nato questo album e questo modo di procedere mi ha portato delle bellissime sensazioni.​

C’è sempre uno scarto tra la musica scritta e la musica suonata nel jazz. Che valore ha questo scarto?

La musica scritta è la ricetta. Ci sono gli ingredienti, le idee, i dosaggi e tutte le indicazioni che servono per la preparazione. La musica suonata è la torta! Le idee sulla carta sono importantissime e vanno seguite, ma il prodotto finale è quello che dà loro un senso di esistere e le fa vivere. Spesso per fare una buona torta non basta seguire le istruzioni; bisogna metterci qualcosa in più. Quel “qualcosa in più” probabilmente è quello “scarto”. È metafisica, quindi non è tangibile… ma è tutto.

Il jazz è contaminazione? E se sì tra cosa? Come funziona e che ruolo ha l’arrangiamento nel jazz?

Il jazz è senza dubbio contaminazione tra varie musiche, vari stili, varie culture… Africa, America, Europa… tra il bene e il male, tra la forza e la debolezza, tra la rabbia e la felicità, l’estemporaneità e il metodo, la spiritualità e l’ateismo, talento e studio, fame e inappetenza. Sull’arrangiamento mi è impossibile dare una risposta breve ed esauriente; infatti esistono libri e libri a proposito. Mi limito a dire che l’arrangiamento può avere varie funzioni. Nel mio caso è finalizzato alla sonorità e allo stile. Cerco di raggiungere un’atmosfera e di richiamare uno stato d’animo scegliendo determinati suoni e combinandoli in modo da avvicinarmi al concetto (Duke Ellington docet!) Un mio insegnante durante la correzione di un esame di arrangiamento mi disse: “se le tue orecchie dicono che va bene così allora va bene anche per me!”

Qualcuno dice che “il jazz non si fa omologare, non è fatto di incroci né di sintesi ma semmai di conflitto tra influenze e culture diverse”. Lei è d’accordo?

Il jazz può essere omologato. Spesso è definito tale in base ad alcune caratteristiche e incasellato in vari parametri; basti pensare che esso stesso è diviso per caratteristiche in base ai vari periodi storici e alle varie tendenze (dixieland, swing-era, bebop, hardbop, cool). Non dobbiamo prendercela per questo. La catalogazione e l’incasellamento fanno parte dello studio. L’importante è che l’ascolto sia libero da certi preconcetti. Molti aspetti del jazz sono stati sviscerati e sintetizzati per essere compresi, ma c’è sempre qualcosa di sfuggente. Le regole musicali non bastano a giustificarne certe soluzioni ardite. C’è sempre quello “scarto” di cui si parlava sopra che è pronto a creare nuove tensioni e nuovi interrogativi. Per fortuna!

Se volete ascoltare il brano cliccate sotto

Il nuovo album del Mauro Mussoni Quintet Follow the flow , è disponibile su iTunes, Spotify e tutte le piattaforme digitali.​

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