venerdì, Aprile 26, 2024
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Manzoni, la peste e le meschinità degli uomini

Per il 150 esimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, la Biblioteca e la Pinacoteca di Brera hanno presentato la Mostra “Manzoni 1873-2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere” che prende spunto dalle due famose opere dell’autore “I Promessi Sposi” e “La storia della colonna Infame”.

La mostra allestita nella Sala Maria Teresa e suddivisa in 17 sezioni consente di ricostruire la figura del Manzoni attraverso manoscritti, incunaboli, incisioni, disegni ma più in generale serve a far riflettere i visitatori sui temi dell’epidemia, della guerra e della carestia, considerando anche la terribile recente esperienza vissuta da tutti con il Covid-19.

La peste verrà rievocata non solo tramite il Manzoni ma anche attraverso numerose opere di altri scrittori. A partire dall’Iliade fino ad autori come Tucidide, Lucrezio, Petrarca e Boccaccio. Altri temi molto importanti saranno affrontati come quello degli “untori”, del sistema giudiziario e politico, oltre alle riflessioni sulla morte attraverso i pensieri raccolti nelle lettere e nei biglietti di Verdi, Mascagni, Giulio Ricordi, giunti ormai alla fine della loro vita.  

Accanto al bel catalogo realizzato da Scalpendi, vi saranno come di consueto numerose iniziative in tutta la città che coinvolgeranno università, teatri, associazioni, anche attraverso materiali audiovisivi virtuali per favorire la massima accessibilità.

A parte l’importanza di Manzoni come protagonista del Risorgimento e del suo ideale di patria, come ha sottolineato il Ministro Gennaro Sangiuliano, Manzoni resta una delle figure più importanti della letteratura italiana per l’impegno civile e morale, anche se la sua idea di concepire la Provvidenza divina quale leva attiva degli accadimenti a fin di bene non sia facile da condividere.

L’intento del Manzoni sembra quello di evitare che l’uomo cerchi di farsi giustizia, che si ribelli, che tenti di cambiare il mondo, visto che Dio fa tutto – compreso il Male – a fin di bene. Mi è difficile (forse perché non sono credente) pensare che la storia personale e collettiva sia partecipe di un disegno provvidenziale per quanto spesso difficile o impossibile da comprendere.

Preferisco il Manzoni che fa dire ad Agnese che i poveri ci vuol poco a farli apparir birboni, soprattutto quando rivendicano pane e giustizia. Che coglie l’ipocrisia di donna Prassede, la gentildonna incline a fare del bene (buonista ante litteram) e ne descrive implacabilmente il pensiero: “Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionataTutto lo studio di donna Prassede era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, che era di prendere per cielo il suo cervello”.

Come non apprezzare, inoltre, il Manzoni quando critica i complottisti (che c’erano già all’epoca della peste, ci sono e ci saranno sempre). Ecco cosa dice il Nostro a proposito. “non potendo ormai negare il propagamento di esso, e non volendo attribuirlo a que’ mezzi (che sarebbe stato confessare a un tempo un grand’inganno e una gran colpa), erano tanto più disposti a trovarci qualche altra causa, a menar buona qualunque ne venisse messa in campo. Per disgrazia, ce n’era una in pronto nelle idee e nelle tradizioni comuni allora, non qui soltanto, ma in ogni parte d’Europa: arti venefiche, operazioni diaboliche, gente congiurata a sparger la peste, per mezzo di veleni contagiosi, di malìe”. (Dagli agli untori!)

Una certa cultura, anche se governa, si sente sempre minacciata e deve trovare delle cause (più sono occulte meglio è) di certi avvenimenti, e soprattutto dei responsabili (meglio se incolpevoli e inermi). Ricordiamoci che dietro ciò che non ci piace c’è sempre qualcuno che non ci piace. Le fantasie del complotto servono a mantenere lo status quo, rappresentano un obiettivo così indeterminato che favoriscono le divisioni sociali e impediscono di contestare le decisioni sbagliate di istituzioni e governi.

E, per finire, come non ricordare l’arguzia del Manzoni sulle idee di Don Ferrante che prendeva in giro le spiegazioni mediche della peste, e tirava in ballo l’ordine universale del cosmo: “Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de’ cenci! Povera gente! brucerete Giove? brucerete Saturno?”

Vi ricorda qualcuno?

Biblioteca Nazionale Braidense via Brera 28 da martedì a venerdì 9,30 – 18,00 sabato fino alle 13,30. Ingresso libero.

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