domenica, Giugno 16, 2024
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Ludovico il Moro e il suo interesse per il mondo agricolo

Il duca di Milano, grazie ai suoi interventi a favore della cultura in generale, delle arti, dell’architettura e della musica, può essere senz’altro definito come “principe” dalle notevoli risorse intellettuali, ma anche e soprattutto come ineguagliabile mecenate.

Ma un ragguardevole punto in più se lo merita se pensiamo al suo autentico lancio del mondo agricolo lombardo. Ed è facile elogiarlo se diamo un’occhiata alla sua tenuta a sud di Vigevano, denominata la Sforzesca. Qui promosse l’allevamento di pecore di pregio, provenienti dalla Provenza, per ottenere una raffinata qualità di lana.

E che dire dell’intensificazione della coltivazione del riso, da lui fortemente voluta ? Si narrava che, a quei tempi, con un sacco di sementì di riso si potevano ottenere dodici sacchi del prezioso cereale contro i sette di frumento.

Ma non è tutto. Nei vigneti della Sforzesca, si produceva un vino dal sapore assai delicato che assumeva un particolare colore, definito mattonato. A proposito di vigneti, Ludovico si avvaleva della consulenza di Leonardo da Vinci. Ad esempio, per ottenere i migliori risultati, il genio toscano suggeriva di mettere sotto terra, nel corso dei mesi invernali, i tralci della vite, affinché, a primavera, favorissero lo spuntare di nuovi e rafforzati butti.

In ogni caso il ducato milanese, tra i fiumi Sesia e Ticino, veniva in gran parte coltivato con diversi cereali e, grazie ad un sistema di canali che consentiva una regolare irrigazione, ci si occupava anche della coltivazione dei gelsi che davano, come noto, il necessario nutrimento per i bachi da seta. E la seta faceva di Milano un’autentica capitale.

Ricordiamo infine che Ludovico tendeva a favorire l’edilizia contadina e contemporaneamente costruiva anche ville di campagna che consentivano al duca e alla sua corte di rilassarsi, ma anche di esercitare la caccia con profitto. Fagiani e pernici non mancavano mai sulle loro tavole.

Insomma, Ludovico sapeva impostare nelle sue terre quel ciclo economico che procurava non solo reddito, ma anche stabilità finanziaria. Agi che procuravano benessere soprattutto ai più ricchi, anche se i più poveri riuscivano in qualche modo a cavarsela.



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