venerdì, Aprile 19, 2024
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L’imponenza del Palazzo dell’Ambrosiana

Ci troviamo davanti a questo maestoso Palazzo in piazza Pio XI, che ospita, come noto, la Pinacoteca Ambrosiana e la Biblioteca Ambrosiana, ma scegliamo di entrarvi attraverso l’ingresso storico di piazza San Sepolcro.

L’edificio in stile barocco, di attribuzione incerta (alcuni studiosi amano citare a questo proposito il grande architetto Francesco Maria Richini), venne realizzato nel Seicento su commissione del cardinale Federico Borromeo, il quale pose la prima pietra nell’agosto del 1609. Egli si proponeva di fornire alla città un’autentica scuola d’arte per contrastare la poca sensibilità, in questo settore, dimostrata dai dominatori spagnoli.

Il palazzo venne ampliato tra il 1829 e il 1836 per poter ospitare nuove collezioni acquisite dalla Pinacoteca, ampliamenti assai apprezzati dell’architetto Giacomo Moraglia (1791 – 1860), fattosi valere anche in Svizzera con il Palazzo Civico di Lugano e il Teatro Sociale di Bellinzona.

Lo stesso architetto disegnò e fece costruire la facciata del palazzo in piazza Pio XI, decisamente sobria, con il portale racchiuso tra due colonne di ordine ionico.

Ma accennavamo, all’inizio, del nostro ingresso nel palazzo attraverso quello storico di piazza San Sepolcro. Ci imbattiamo quasi subito in uno straordinario cortiletto che sembra surreale, ricco di raffigurazioni che si riferiscono a personaggi illustri e che sembrano parlarci. Dante Alighieri, ad esempio, additando alcuni tralci di una vigna potrebbe dirci: “Guarda il color del sol che si fa vino, giunto all’umor che dalla vite cola” (Purgatorio, Canto XXV).

Ed ecco Johann Wolfgang Goethe che prontamente risponde con una delle sue dieci massime : “Ein Maedchen und ein Glaeschen Wein kurieren alle Not, und wer nicht trinkt und wer nicht küsst, der ist so gut wie tot” (una ragazza e un bicchiere di vino guariscono ogni situazione, e chi non beve e chi non bacia possono considerarsi praticamente morti).

L’immagine di Platone potrebbe invece commentare: “La vecchiaia è riposo e libertà. Spenta ogni passione, siamo finalmente liberi da una folla di tiranni forsennati”.

La visita prosegue ammirando, per mancanza di tempo, soltanto alcune delle bellezze artistiche che il palazzo è in grado di offrire. Notiamo che qui ci si accultura senza compiere particolari sforzi e mentre ci addentriamo, sia nella pinacoteca sia nella biblioteca, rimaniamo semplicemente incantati da tutto ciò che ci circonda.

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