lunedì, Dicembre 23, 2024
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Le chiese di Santo Stefano e San Bernardino

La basilica di Santo Stefano (vedi foto), situata nell’omonima piazza, subì nel 1594 una serie di “aggiustamenti” voluti dal cardinale Federico Borromeo, la cui ultimazione si protrasse tuttavia più in là nel tempo. Li elenchiamo per dovere di cronaca: ampliamento dell’abside, allungamento delle navate, rifacimento della facciata in stile barocco, edificazione della sacrestie, restauri di alcune cappelle.

Va segnalato che il campanile della chiesa crollò improvvisamente nel 1642 e alla sua ricostruzione si adoperò fattivamente l’architetto Gerolamo Quadrio verso la fine del XVII secolo. Il piazzale davanti alla chiesa conserva la sua forma quasi triangolare e mette in evidenza tutta la sua originalità.

Qui si svolgeva un ampio mercato, ove si vendeva pesce, pollame e anche selvaggina. E quando si avvicinavano le feste natalizie si notavano appese, a certe corde, oche ben ingrassate, faraone, fagiani e beccaccini. “Beati loro che non sapevano di morire” dicevano molti acquirenti in attesa di gustarseli. E qui si potrebbe citare un sonetto di Guido Gozzano che dice: “La loro sorte e’ bella, che’ l’esser cucinato non è triste, triste è il pensiero d’esser cucinato”.

Lasciamo la basilica di Santo Stefano per entrare nella vecchia chiesa di San Bernardino alle Ossa, nota anni fa, in dialetto milanese, come “San Bernardin di Mort”. Di grande interesse risulta la cappella dell’ossario, le cui pareti sono ricoperte da teschi ed ossa. Alcuni studiosi stimavano erroneamente che gli scheletri appartenessero a martiri cristiani risalenti ai tempi di Sant’Ambrogio.

Ma poi si constatò che provenivano dall’ospedale del Brolo, presente in loco dal XII secolo e definitivamente chiuso nel XVII secolo. Si aggiunsero anche corpi provenienti da carcerati morti in prigione, alcuni membri di famiglie aristocratiche e sacerdoti che officiavano nella vicina chiesa di Santo Stefano.

Ora un cenno sull’architettura della chiesa, la cui facciata e’ opera dell’architetto Andrea Biffi (1679). La parte frontale, per la verità, assomiglia più ad un edificio civile che non ad un struttura religiosa. All’interno del timpano si notano le statue di San Bernardino e di San Sebastiano, mentre le finestre sono decorate con modanature a linee spezzate.

Una curiosità: il re del Portogallo Giovanni V (1689 – 1750), rimase talmente affascinato durante una visita al tempio, da commissionare in tempi brevissimi un’analoga struttura che prese corpo a Evora, in Portogallo, e che prese il nome di “Capela dos Ossos”.

Concludiamo ricordando che la chiesa, nel 1712, venne ricostruita dopo che un violento incendio la fece crollare, lasciando intatti solo la facciata e il vicino ossario. Se ne curò l’architetto Carlo Giuseppe Merlo. A lui si deve l’aspetto attuale del tempio, a pianta centrale con cupola ottagonale.

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