venerdì, Aprile 19, 2024
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“La terra si muove” di Roberto Livi, un libro divertente e piacevole

di Ugo Perugini#

“La terra si muove” di Roberto Livi è un libro sorprendente. Chi ha già frequentato le opere di Paolo Nori potrebbe essere in qualche modo vaccinato. Ma Livi, anche se può ricordare l’originalissimo stile dello scrittore di Casalecchio sul Reno, ha una sua personalità e un approccio diverso alle cose, come dire, meno sincopato, più lineare. Anche se sempre un po’ lunare, antiletterario.

Nel raccontare placido di Livi, piano, colloquiale, senza salti fantasiosi, lui riproduce la vita che gli scorre monotona intorno. La quotidianità, colta nel suo poetico dipanarsi, nella sua banale ripetitività, ha il sapore delle cose reali, trasmesso da un io narrante, spaesato, ingenuo, mite, emotivamente fragilissimo, ma vero, proprio per certi aspetti contraddittori del suo carattere.

Da questo racconto, nel quale trama e intreccio non hanno particolare importanza, emergono con forza i personaggi di contorno. Dalla vecchia madre del protagonista, una figura davvero divertente, per i suoi tic, le sue manie, la sua ignoranza, le sue idiosincrasie alla fidanzata, Cristina, che non era bella per niente e piaceva solo a lui, all’amica straniera, molto bella che invece piace a tutti, alla quale non ha il coraggio di dire quello che le vorrebbe dire, a figure stralunate come Aldo, misogino pentito, e Fiorenzo, che fatica a non far niente.

L'autore del libro, Roberto Livi
L’autore del libro, Roberto Livi

Apparentemente non vi è nulla di letterario in questa costruzione eppure, o forse proprio per questo, i personaggi emergono in modo netto, autentico, dallo sfondo, in tutta la loro umanità, fatta di grettezze, paure, reticenze, slanci di generosità. C’è in tutte le storie minime che Livi narra una base di comicità, ironia, mai eccessiva però, appena abbozzata, senza alcun compiacimento nelle battute, animate come sono da una sotterranea, ammiccante complicità.

Quello che coinvolge è poi la levità dello stile. Non si può dire che il protagonista non sia una persona tormentata. Ma tranne rare eccezioni non è il tipo che si metta a fare psicologismi. Se qualcosa gli rode dentro ed è costretto a prendere gli psicofarmaci per dormire non lo fa perché è un’anima alla ricerca di chissà cosa o coinvolto dal peso di chissà quali pensieri. E’ solo una persona che cerca il suo equilibrio nella vita che gli sembra più complicata di quello che potrebbe essere e fatica a trovarlo.

E’ abbastanza chiara la sua visione del mondo in questa frase, tratta da una sua poesia, giunta “per fortuna” seconda in un concorso letterario: “Finiamo sempre per impiegare tutto il nostro tempo in un lavoro che mai avremmo voluto fare, e finiamo sempre per passare la nostra vita con una persona che mai avremmo voluto incontrare, e soltanto quando tutto questo diventa davvero insopportabile, allora partiamo … per un posto che mai avremmo voluto vedere.”

Pessimismo, certo. Ma si tratta solo di pessimismo di facciata che dura un momento. Non di più. Il libro è divertente e piacevole, pieno di scene esilaranti (il calembour della “no-ccio-la-me-la-ver-de” è irresistibile), e a suo modo deliziosamente pragmatico, scanzonato e disilluso. Quasi come deve essere la vita agli occhi nostri, di persone assolutamente normali. Come ormai non ce ne sono più!

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