domenica, Dicembre 22, 2024
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La Famiglia Addams al San Babila

Non c’è bisogno di scomodare Lev Tolstoj. Ma la citazione del famoso incipit di Anna Karenina si adatta bene anche alla famiglia Addams: “Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo“. E l’infelicità degli Addams è in realtà un paradosso. Loro sono felici nel loro mondo “al contrario” (tanto per parafrasare un altro recente e molto discutibile “successo letterario”).

La famiglia è il luogo dove per principio si dovrebbe vivere in armonia e pace. Non sempre è così, lo sappiamo. La famiglia può diventare un inferno, un luogo orribile, dove emergono gli istinti e i sentimenti peggiori. Per paradosso, quindi, una famiglia mostruosa, in ogni senso, come quella degli Addams, può vivere in armonia e pace, difendendo i propri aberranti valori.

La storia, nata dalla fantasia di un fumettista statunitense Charles (Chas) Addams nel lontano 1938, è ben nota. I membri di questa famiglia vivono immersi in situazioni che terrorizzerebbero ciascuno di noi, la mano mozza, gli zombi, i mostri come il maggiordomo Lurch, il capofamiglia Gomez, la moglie Morticia, una vera dark lady, e i due figli, Mercoledì, adolescente sadica, e Pugsley, grassottello che ama farsi torturare dalla sorella.

E ancora Zio Fester, il cugino Itt e la nonna che nessuno sa chi sia in realtà. Personaggi squinternati, fuori da ogni regola, ma che sopportano a vicenda i propri limiti e difetti, guidati – e qui il paradosso è ancora più evidente – da una coppia Gomez e Morticia, che si ama sul serio, sempre come la prima volta, e che basa il proprio rapporto sul fatto di dirsi sempre la verità. Se vogliamo, è proprio questa la contraddizione più ardita, quasi assurda, per una qualsiasi coppia vera.

Il successo dei fumetti di Addams è stato eccezionale. Come sappiamo ne è scaturita una fortunata serie televisiva degli anni ’60, cartoni animati e l’omonimo film negli anni ’90 e un divertente “musical” (la prima edizione si tenne a Broadway nel 2010). Ora, un gruppo affiatato di artisti ci ripropone questa favola che si regge, nonostante le apparenze, proprio sull’amore. Oltre a quello di Gomez e Morticia anche a quello nascente di Mercoledì e Lucas che, dopo una serie di peripezie, troverà alla fine il suo coronamento.

Il timore è che questo messaggio – lo ripetiamo, messaggio d’amore, di rispetto reciproco, di tolleranza, veicolato in un’epoca di guerre e violenze – rischi di diventare esso stesso un paradosso. Un qualcosa di utopico e assurdo. Mentre dovrebbe avere la forza di convincerci del contrario, di spingerci ad attuarlo, magari con fatica, ogni giorno nella nostra famiglia e nel mondo.

Peraltro, anche un umorismo paradossale come quello della famiglia Addams, ci dà qualche speranza nel nostro rapporto futuro con l’Intelligenza Artificiale, che sembra abbia molte difficoltà a comprendere questo ambito della comunicazione umana. Si dice infatti che le persone ridono alle situazioni comiche perché riescono a percepire l’umanità che sta dietro, cioè colgono una verità di fondo condivisa. L’intelligenza Artificiale non ha gli strumenti per riuscirvi (almeno per ora).

Godiamoci quindi questo musical, anzi “commedia musicale d’altri tempi”, come si legge sulla locandina, realizzata dalla Compagnia della Corona, un’associazione di artisti nata nel 2020, con la regia di Salvatore Sito. Un progetto che vede in scena 16 artisti, cantanti e ballerini di notevole qualità, a cui va un sincero plauso, e che si prepara a una lunga tournée. Le musiche sono piacevoli e orecchiabili, le scenografie e le coreografie ben studiate. Si replica stasera, ore 20 e domani alle 16.

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