giovedì, Aprile 25, 2024
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UNA INCREDIBILE PUNIZIONE DA PARTE DI GIOVANNI MARIA VISCONTI

di Carlo Radollovich

Come ogni calda serata d’estate, il duca Giovanni Maria Visconti (1388 – 1412), a bordo della sua elegante carrozza, pregò il cocchiere e la sua scorta di accompagnarlo al parco più vicino, per poi fare quattro passi a piedi. Soffriva infatti di un certo intorpidimento agli arti inferiori e una passeggiata, dopo il tramonto del sole, era considerata salutare.

Poco prima di arrivare a destinazione, udì un forte pianto di donna con molti singhiozzi. Pregò immediatamente la sua scorta di voler accertare il motivo di tale pianto a dirotto. Poco dopo gli venne riferito che il marito della donna era deceduto nel corso della mattinata. Ma lei, ancora più addolorata, segnalava che il prete si era rifiutato di celebrare i funerali poiché la poveretta, estremamente indigente, era totalmente priva di denaro.

Giovanni Maria trovò completamente assurdo questo comportamento da parte del sacerdote. Volle subito sapere il nome della parrocchia presso la quale il prete officiava e seppe che si trattava della chiesa di San Tommaso, situata in via Broletto, le cui parti originarie, oggigiorno, non esistono più.

Fece bussare al portone malgrado l’ora tarda e il sacerdote incriminato fu proprio lui ad aprire. Spaventato alla vista del duca, il prete volle sapere il motivo della visita e subito tentò di scusarsi. Ma Giovanni Maria non ne volle sapere e sottolineò subito la gravità del fatto e impose la celebrazione delle esequie il giorno seguente senza esigere soldi.

Alla cerimonia funebre erano presenti il duca, la sua scorta e i parenti del morto. Il sacerdote, con modi strafottenti, liquidò il tutto con una breve omelia in latino, ovviamente incomprensibile per la maggior parte delle persone, e benedisse il feretro quasi con rabbia, forse pensando al mancato incasso per il funerale.

Giunse il momento di accompagnare la bara al cimitero. Giunti al camposanto, i becchini stavano iniziando il loro lavoro quando il duca, dopo aver fissato a lungo il prete negli occhi, gli ordinò con voce altamente squillante: “Entra anche tu nella cassa assieme al defunto”. Alcuni armigeri, facenti parte della scorta, aiutarono i becchini a schiodare la bara per poi ficcarvi dentro il prete malvagio. Egli cercò di divincolarsi senza successo e cominciò ad imprecare ad alta voce. Ma i becchini, imperterriti, iniziarono subito le operazioni di interramento.

Da quel giorno, i milanesi “battezzarono” il tempio con il nome “San Tommaso in Terra Amara” per ricordare quanta tristezza si fosse sprigionata al cimitero a seguito del tragico episodio. In seguito il nome venne modificato in “San Tommaso in Terramara”.

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