lunedì, Giugno 17, 2024
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Il duca di Milano e Leonardo da Vinci

Mentre Ludovico il Moro, diventato reggente del ducato di Milano nel 1480, pensava ad aumentare i propri desideri di gloria nel tentativo di risultare il più ammirato sotto l’aspetto sociale ed economico, Leonardo Da Vinci, giunto a Milano nell’estate del 1482 (forse avvertendo un senso di trascuratezza da parte di Lorenzo de’ Medici), si concentrava per contro sullo studio del corpo umano, della natura in generale e, tra l’altro, della gran voglia di poter finalmente creare la possibilità di consentire all’uomo di volare.

E lo stesso Leonardo riteneva doveroso, al tempo stesso, di intrattenere un buon rapporto con la città, un centro sempre più importante per la presenza di ingegneri, architetti, matematici e artisti di spicco, nonché rivolgere le proprie attenzioni anche al contado, programmando la nascita di una rete di canali, indispensabili per una corretta irrigazione.

Ma intendeva pure studiare tecniche di miglioramento relative ad un’arma che risultava essere sempre più importante nei combattimenti: la balestra. Purtroppo, ai primi di gennaio del 1497, Leonardo assisteva, fortemente scosso e attonito, alla morte per parto prematuro della giovanissima Beatrice d’Este, moglie di Ludovico, a soli ventidue anni.

Ludovico entrò in una crisi profonda. Volle subito indire pubbliche preghiere in suffragio, si vestì totalmente di nero, si avvolse in un cupo mantello per ben sei mesi, volle che si moltiplicassero immagini e raffigurazioni della defunta, mentre provvide a ordinare un’arca tombale, ove Beatrice e Ludovico sarebbero stati scolpiti vicinissimi, vestiti con abiti regali.

Ma ecco una successiva svolta nella vita del duca. Ai primi di settembre del 1499, egli intendeva recarsi a Innsbruck per reclutare soldati mercenari che avrebbe indirizzato contro Gian Giacomo Trivulzio, suo ex capitano d’arme, passato ignominiosamente sotto i francesi.

Ludovico non fece in tempo a raggiungere la città austriaca perché una notizia lo lascio’ completamente basito: la roccaforte milanese, considerata inattaccabile e soprattutto imprendibile, era stata venduta al nemico non solo per denaro, ma anche per certi privilegi.

Tradito anche da Bernardino da Corte, castellano del maniero milanese, rientrò in città ai primi di febbraio del 1500. Ma venne qui catturato dalle forze francesi per essere poi deportato nel carcere di sicurezza di Loches in Provenza. Dopo otto anni di prigionia, assistito religiosamente, spirò tra le braccia di un frate.

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