venerdì, Novembre 22, 2024
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Il coraggio e la fede di Sant’Aquilino

Nato a Herbipoli (oggi Wuerzburg, Baviera) attorno all’anno 980, fu un saggio predicatore di grande spiritualità, conosciuto tra i fedeli anche con il nome di Aquilino di Milano.

Appassionato sin da giovane dal mondo della filosofia e della teologia, decise di farsi prete e, dopo pochi mesi, iniziò a intrattenere i fedeli con omelie assai apprezzate in tutta la città di Colonia.

La cultura, la dialettica e anche il carisma che emanava dalla sua persona, fecero breccia nel cuore di molta gente, tanto che gli venne avanzata la proposta di diventare vescovo presso l’importante città tedesca. Non sentendosi degno di tale incarico, si scusò per il rifiuto e si trasferì dapprima a Parigi per poi giungere a Pavia e infine a Milano, unendosi ai canonici della basilica di San Lorenzo.

Le sue omelie, assai approfondite, incantavano non soltanto persone di chiesa, ma anche quelle più tiepide. Erano tuttavia tempi in cui il cristianesimo veniva spesso attaccato da Ariani, Manichei e anche da Catari. Proprio questi ultimi, astiosi nei confronti di Aquilino per le ampie capacità religiose espresse, tentavano di lanciare calunnie contro di lui al fine di azzerare la sua credibilità.

Provarono a contrastarlo con ogni mezzo lecito, senza tuttavia riuscirvi. Anzi, il giovane prete intensificò ulteriormente le sue prediche, addirittura con maggiore vigore ed energia.

Purtroppo, non riuscendo quanto meno a limitare il coro di approvazioni al termine delle sue omelie, i suoi nemici ritennero che fosse giunto il momento di passare alle vie di fatto.

Infatti, sapendo che il sant’uomo lasciava ogni mattino la basilica di San Lorenzo per recarsi a pregare in Sant’Ambrogio, lo attesero ad un crocicchio e lo pestarono in modo crudele. Riuscì a sopravvivere, ma i Catari decisero che il sacerdote doveva assolutamente essere ucciso.

E in una fredda e nebbiosa mattinata di gennaio del 1015, i suoi aguzzini, nello stesso tratto di strada San Lorenzo – Sant’Ambrogio, gli tesero una feroce imboscata. Picchiato con pugni e calci e poi bastonato, si accasciò a terra insanguinato mentre uno spietato assassino gli tagliò la gola con un coltello.

Il fracasso provocato da queste azioni criminali, attirò sul luogo diversa gente, ma i killer fecero in tempo a dileguarsi. Alcuni facchini, resisi conto della gravità delle ferite, si prodigarono nel cercare di soccorrere il malcapitato, ma ormai non vi era più nulla da fare.

Essi riconobbero in lui il ben noto predicatore e vollero prontamente informare sull’accaduto l’arcivescovo Arnoldo II da Assago, il quale dispose che il cadavere venisse portato in San Lorenzo. Dopo i funerali, la sepoltura avvenne nella vicina cappella di San Genesio, completamente restaurata lo scorso anno.

Ancora oggi, i facchini milanesi venerano in diverse circostanze il loro santo protettore, per l’appunto Sant’Aquilino.

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