giovedì, Aprile 25, 2024
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Il Congresso “CONOSCERE E CURARE IL CUORE”

Quarant’anni. Questo è il traguardo che la Fondazione “Centro Lotta contro l’infarto”, nel 2023, raggiunge con il Congresso… 

“Conoscere e Curare il cuore”. Quarant’anni anni di ricerca scientifica e tecnologica; quarant’anni di corretta informazione scientifica diffusa a beneficio della comunità cardiologica e della pubblica opinione del nostro Paese, grazie ad un’intensa attività editoriale; quarant’anni di formazione delle nuove leve, attraverso borse di studio; ma soprattutto, quarant’anni di innalzamento del livello di innovazione e solidità del dato. 

Professor Francesco Prati presidente della Fondazione Centro per la lotta contro l’infarto

Ed anche per l’edizione 2023, organizzata dalla Fondazione “Centro Lotta contro l’Infarto” dal 16 al 19 Marzo scorso a Fortezza da Basso – Firenze, temi di grande rilievo scientifico. I criteri di selezione degli argomenti rispondono ad una precisa strategia. Il Congresso ha inteso puntare su diversi tipi di argomenti: temi “evidence based” che stimolino i decisori a costruire opportune strategie di governo della salute pubblica generale; argomenti di carattere più generale e divulgativo e quindi adatti alla pubblica opinione, che possano essere aggiornati dagli ultimi risultati degli studi clinici; le grandi questioni scientifiche ancora non risolte dal dibattito interno alla cardiologia italiana.

La morte improvvisa, il primo tema della selezione, è l’esempio perfetto di questione importante, ancora aperta e che tanto scalpore suscita nella comunità, perché spesso colpisce giovani ed anche atleti. “La prevenzione della morte improvvisa (SD)” – commenta Francesco Prati, Presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto – “ha un ruolo centrale nei percorsi di prevenzione secondaria nei soggetti con cardiopatia ischemica. Le ragioni dell’arresto cardiaco in questa tipologia di pazienti rappresentano tutt’ora un argomento di dibattito. E’ opinione diffusa che la causa delle aritmie spesso fatali, in questo contesto clinico, sia rappresentata da una instabilizzazione della placca aterosclerotica. Tuttavia studi recenti hanno messo in discussione questo aspetto fisiopatologico, ponendo l’accento su altre cause delle aritmie ventricolari, come causa dell’arresto cardiaco. Quest’ultime potrebbero essere individuate nel muscolo cardiaco e non solo nel letto coronarico. Gli studi pongono l’accento sulla presenza della vulnerabilità di placca come elemento che può favorire la morte improvvisa. Lesioni coronariche responsabili degli eventi, con un meccanismo ulcerativo, spesso presentavano una capsula fibrosa sottile, una componente lipidica importante e delle cellule infiammatorie. Non può sfuggire tuttavia un dato interessante; in circa il 50% dei casi non veniva riscontrata alcuna trombosi coronarica ed erano presenti unicamente delle placche aterosclerotiche stabili. Il meccanismo dell’aritmia fatale spesso non andava ricondotto all’ occlusione improvvisa di un ramo coronarico ma ad un meccanismo alternativo.  Più recentemente studi in vivo effettuati su soggetti sopravvissuti ad arresto cardiaco hanno ulteriormente chiarito degli aspetti fisiopatologici. Lo studio COACT ha randomizzato 552 pazienti per studiare i risultati clinici di una strategia più aggressiva che prevedeva una procedura coronarografica immediata vs una soluzione più attendista che richiedeva una coronarografia differita. In linea con questa osservazione, si evidenziava una stenosi giudicata instabile alla coronarografia solamente nel 15% dei casi, mentre la presenza di malattia coronarica significativa era frequente, osservandosi nel 66% dei casi. Pertanto la maggior parte dei soggetti presentava all’angiografia una malattia aterosclerotica stabile anche se di grado importante. Se gli studi pubblicati sull’argomento fanno comprendere che l’infarto miocardico causato dalla instabilizzazione di placche aterosclerotiche non è l’unico meccanismo fisiopatologico alla base della morte improvvisa nei soggetti con cardiopatia ischemica, rimane da chiedersi quali siano le altre cause. Il recente studio di Holmstrom et al. ha contribuito a chiarire questi aspetti. Lo studio è stato condotto in una popolazione che comprendeva ben 600 soggetti deceduti per morte improvvisa in presenza di malattia coronarica e prevedeva l’analisi istologica delle coronarie e del tessuto miocardico. Il 78% dei soggetti aveva un cuore con peso aumentato rispetto ai valori normali ed il 93% presentava segni di fibrosi. Come conferma degli studi precedenti l’instabilizzazione di placca era pertanto presente in meno della metà dei casi. Come ultimo dato, la rottura di placca o l’erosione, processi di instabilizzazione che comunemente evolvono nella trombosi acuta, si verificavano più spesso nei soggetti con morte improvvisa da attività fisica. Lo studio del muscolo cardiaco ha esplorato meccanismi alternativi all’instabilizzazione della placca come causa scatenante di aritmie fatali. In oltre il 93% dei casi era presente fibrosi miocardica. La fibrosi era di grado importante (substantial) nel 13% dei casi e di grado moderato (patchy) nel 68% dei casi. È anche interessante notare come nel 78% dei soggetti il cuore fosse ipertrofico, con un peso al di sopra della norma, e come solamente il 2.7% delle vittime non presentasse né fibrosi né ipertrofia ventricolare”

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