sabato, Aprile 20, 2024
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Il commediografo milanese Marco Praga

Nasce nella nostra città nel 1862 e ancora in tenera età perde il padre. Terminate le scuole superiori si vede subito costretto al lavoro e viene assunto da un’azienda di media importanza come contabile.

Avrebbe forse potuto occuparsi di ragioneria anche in seguito se la sua passione per il teatro, già da anni coltivata, non gli avesse consentito di ottenere un grande successo con la commedia “Le vergini” interpretata da una grande attrice di quegli anni, Virginia Marini.

Marco Praga si fa subito notare anche per il suo aspetto. È alto, fisico snello, viso mobilissimo grazie ad occhi chiari rilucenti, due curiosi baffi a punta che sembrano inerpicarsi verso gli zigomi.

Partecipa con Carlo Borghi e i fratelli Pozza alla fondazione del “Guerin Meschino”, periodico satirico illustrato, il cui primo numero esce nel 1882.

Praga, inoltre, è assai temuto per la severità dei suoi commenti in tema di teatro, ma in verità risulta anche un inflessibile autocritico in senso ironico. Si narra che un suo fan, entusiasta delle commedie messe in scena, lo elogiasse forse in maniera un po’ troppo esagerata.

Ma Praga, senza scomporsi, non si lascia incantare e replica: “Grazie, ma non si scomodi. Quella da lei citata è probabilmente la peggiore da me scritta”.

Sono in molti coloro che constatano il suo ostico carattere. Non si atteggia mai a “divo” del teatro e nemmeno si propone come ricco di alterigia. Tuttavia, dietro il suo carattere immediato e diretto, oltremodo schietto, si nasconde un costante nervosismo al limite dell’insofferenza.

Si scioglie comunque, almeno in parte, dopo aver conseguito un altro importante successo con “La moglie ideale”. È in quei momenti che viene contattato da Giacomo Puccini affinché si occupi di in importante libretto che accompagnerà la sua futura opera musicale “Manon Lescaut”.

Praga accetta, ma la gestazione di tale libretto si rivelerà davvero complicata. Infatti, una prima versione non soddisfa pienamente Puccini e questi prega Ruggero Leoncavallo di porvi mano, ma quest’ultimo, pur ringraziando, rifiuta.

Il lavoro viene nuovamente affidato a Marco Praga, questa volta coadiuvato da Domenico Oliva. Ma, ancora una volta, qualche dubbio attraversa la mente di Puccini, tanto che il libretto da “rivedere” passerà nelle mani del noto commediografo Luigi Illica, il quale risistemerà il terzo atto e la scena iniziale del secondo.

Finale scontato: tutti e tre i personaggi sigleranno il libretto, mentre “Manon Lescaut”al di là del precedente successo ottenuto con “Edgar”, consacra Puccini tra i grandi della lirica.

Pure Marco Praga ottiene successi con le commedie “La crisi” e “La porta chiusa” e dal 1919 si occuperà quasi esclusivamente di critica teatrale presso l’Illustrazione Italiana”. Purtroppo preda di una grave forma di depressione, decide di suicidarsi nel gennaio del 1929.

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