lunedì, Ottobre 14, 2024
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Giuseppe Penone risponde ad Alain Elkann

474 risposte” è il titolo del libro di Alain Elkann, presentato alla Triennale di Milano il 14 dicembre. Le risposte sono quelle che Giuseppe Penone, uno dei più grandi esponenti dell’Arte povera, ha dato ad altrettante domande dello scrittore. Ma non si può parlare di intervista vera e propria. Elkann lancia degli spunti, con domande brevi, secche e lascia che a parlare sia l’Artista che coglie l’occasione per ripercorrere la sua vita con sguardo leggero e disincantato, dall’infanzia a Garessio, in Val Tanaro, dalla fascinazione per la natura, gli alberi, il bosco, alla ricerca sulla materia a cominciare dal legno, fino ai suoi viaggi in giro per il mondo e al suo successo internazionale.

Le domande di Elkann sono semplici segnali che aiutano i ricordi dell’Artista a dipanarsi e se il caso ad approfondirsi dando corpo alle memorie. Non si tratta della “sbobinatura” di un dialogo, Penone per ogni domanda ha dato le risposte scrivendo e riflettendo come in un memoir, in un racconto che si fa esemplare e quindi può diventare universale. Ricordi corredati, oltretutto, da numerose immagini (anche vecchie foto in bianco e nero) che ricreano certe atmosfere dei tempi passati. Elkann, come dice lui stesso, si è limitato ad essere il suo primo editor.

D’altra parte, non è nemmeno la prima volta che Penone si racconta. Lo ha già fatto nel suo libro “ Rovesciare gli occhi”, uscito nel 1977 presso Giulio Einaudi. Nella copertina del libro “474 risposte” vi è proprio la notissima foto del giovane artista scattata all’epoca, nella quale egli indossa lenti a contatto a specchio, soluzione originale per immaginarsi lui stesso medium di una visione profetica da condividere con gli altri.

L’artista Penone, in effetti, è meno semplice di quanto possa apparire a prima vista. La sua fama internazionale lo indica tra i più importanti protagonisti dell’arte, con opere esposte nei principali musei e collezioni del mondo. Nel 2014 gli è stato assegnato il Premium Imperiale per la scultura, che è un po’ il Premio Nobel dell’arte, e recentemente è stato nominato accademico dell’Institut de France des Beaux-Arts

Ma nel libro di Elkann, emerge con forza la figura di Penone uomo. Con i suoi interessi, le sue passioni, la sua sensibilità, il suo vissuto. E’ vero, in certi casi, può sembrare che la fatalità, le coincidenze della vita abbiano giocato a suo favore. L’incontro casuale con Giulio Einaudi che aveva una casa di vacanza a Dogliani, non lontano dal paese di Penone; l’esposizione di una sua opera presso la sede dell’Editrice in via Biancamano a  Torino e il risarcimento in libri (3000 scelti dal catalogo dallo stesso scultore)-

Casuale anche la visita di Germano Celant – il critico d’arte che per primo, sul finire degli anni Sessanta, teorizzò la cosiddetta “arte povera” – presso la Galleria Sperone dove esponeva l’artista e che ne rivelò le qualità. Ma, come dice lo stesso Penone, se la vita si regge sulle coincidenze, queste si verificano perché abbiamo avuto il coraggio di compiere delle scelte precise.

Giuseppe Penone e Alain Elkann durante un incontro a Venezia

Giuseppe Penone è un personaggio quanto mai attuale, per la sua capacità di cogliere le connessioni tra uomo e natura, per trovare la liaison tra corpo, sensi e cultura, per la capacità di collocare nello spazio, attraverso materiali naturali o poveri, che sa valorizzare, opere in grado di creare atmosfere cariche di energia vitale. Questo libro ci aiuta a capire anche le sue scelte creative e ci dà un ulteriore strumento per conoscere meglio il suo lavoro e la sua sensibilità di scultore.

Quando parliamo di sensi, ci riferiamo alla sensibilità di Penone che come scultore oltrepassa la semplice interpretazione visiva per cogliere aspetti che riguardano altri sensi, in primis il tatto, ricordiamo le opere con le impronte, la pelle che diventa medium per conoscere meglio la realtà perché  anche tramite il tatto si può percepire la vita che scorre, ad esempio nel tronco degli alberi.

Queste sono proprio le sue parole: “Sento il respiro della foresta, / odo la crescita lenta e inesorabile del legno, / modello il mio respiro sul respiro del vegetale, / avverto lo scorrere dell’albero attorno alla mia mano / appoggiata al suo tronco. / Il mutato rapporto di tempo rende fluido il solido e solido il fluido”. Come non sentire in queste parole quelle dello scrittore e filosofo americano, David Hanry Toureau, che definiva la linfa che scorre nei tronchi “il midollo della vita”?

Ma non è solo ciò che si vede che dà il senso della realtà. A un certo punto della sua ricerca, Penone scopre che anche il respiro può diventare una forza in grado di plasmare la realtà, trasformandola e innervandola di significati e lo stesso spazio grazie a quel senso, più o meno sviluppato, che tutti possediamo (propriocettore), possiamo comprendere che si sta occupando uno spazio, il che dovrebbe renderci decisamente più responsabili nel difenderlo e salvaguardarlo.

Giuseppe Penone, Alain Elkann, “474 Risposte”, 360 pag., Bompiani, 35 euro.

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