venerdì, Aprile 26, 2024
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Giulia Tamburini, gioielli per passione

di Ugo Perugini –

Ci sono tanti pregiudizi da smentire nei confronti dei giovani e del lavoro. Ad esempio, che operino una netta distinzione tra lavoro manuale e intellettuale, considerando il primo inferiore in termini di prestigio e remunerazione, e che per questo motivo non lo apprezzino.

In realtà, da qualche tempo, si assiste a un fenomeno esattamente contrario: i giovani sembrano aver riscoperto professioni e mestieri che prevedono lavori manuali, e molti di loro si stanno  impegnando in nuovi progetti imprenditoriali in questo senso.

E’ vero, sono ancora tanti coloro che considerano i lavori manuali come lavori “di serie B”, ma è sbagliato perché oggi queste attività rappresentano un’opportunità importante in un’epoca in cui non è facile trovare lavoro intellettuale di qualità. Per assurdo, nella nostra epoca, ci sono lavori definiti “intellettuali” che prevedono mansioni di routine, compilative, ripetitive, che richiedono una minima autonomia mentale e, oltretutto, sono malpagati o precari.

Al contrario, certi lavori manuali non potranno mai essere affidati a macchine e robot con intelligenze artificiali perché, oltre all’uso delle mani, richiedono creatività, intelligenza, fantasia, sensibilità, ecc. e si sono guadagnati un riconoscimento di prestigio, di status e anche economico.

Un po’ come il lavoro che fa Giulia Tamburini. Lei crea gioielli, ci mette tanta passione e da qualche anno questo suo lavoro è diventata la professione che le consente di vivere e trovare soddisfazione in quello che fa.

Chi è Giulia Tamburini? Una ragazza gentile, timida ma molto determinata. E’ nata a Milano e, dopo la laurea in lettere moderne, per tre anni ha seguito il corso di oreficeria presso la Scuola di Arti Orafe a Firenze, dove ha ottenuto il diploma di Incisione Metalli e Incastonatura. Ha maturato una importante esperienza come orafa presso Anaconda Gioielli che le ha permesso di presentare delle collezioni a suo nome e dal 2010 è titolare del marchio “Giulia Tamburini” e produce in proprio gioielli. A questa giovane imprenditrice abbiamo fatto  alcune domande.

Laboratorio

Si sente più imprenditrice, artigiana o artista?

Mi piace definirmi artigiana. Per me è importante il lavoro manuale che mi permette di esprimere la mia creatività, anche se mi sembra esagerato parlare di una professione artistica.

Come è nata la sua passione?

E’ nata per caso. Dopo la laurea mi sentivo un po’ spaesata e non avevo le idee chiare sul mio futuro. Poi ho conosciuto la cugina di una mia amica che faceva l’orafa e ho capito subito che quello poteva essere il mio lavoro. Devo dire che è stato importante il sostegno dei miei genitori che, dopo la laurea in lettere, mi hanno consentito di frequentare la scuola orafa e affrontare questa nuova esperienza.

La sua è un’impresa individuale? I suoi sono tutti gioielli handmade?

Sì. Ogni mio gioiello è handmade, cioè fatto a mano. Quindi, in genere sono tutti prodotti a tiratura limitata. Ma, naturalmente, vi sono anche dei “pezzi unici” che realizzo su commissione dei clienti.

Come nasce un gioiello? Sappiamo che molti artigiani si ispirano a gioielli rappresentati in quadri antichi, o descrizioni di documenti d’epoca. I suoi nascono da sue idee originali?

Io cerco ispirazione soprattutto nelle cose che mi circondano, la natura, gli animali, le case, i disegni dei tappeti e cerco di inserire ogni realizzazione nello stile che caratterizza le mie collezioni, improntato a una certa leggerezza, ironia, quasi a ricreare un mondo e un’atmosfera un po’ fiabesca e onirica.

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A quale oggetto della sua collezione di anelli, collane, bracciali, orecchini, cartoline, fedi (collane ”scaccialacrime”), ciondoli “cerco casa”, “letterine”, ecc. è più affezionata?

Devo dire che non ho particolari preferenze. Ogni mia creazione è legata a un periodo della mia attività e li ricordo tutti con piacere, come tappe di un percorso professionale molto stimolante.

Per le collane si avvale della tecnica a rosario? La realizzazione di oggetti segue antichi procedimenti e metodi tradizionali o ricorre anche a nuove tecnologie, ad esempio la stampa 3 D?

Utilizzo la tecnica a rosario per le collane. Si tratta di un lavoro piuttosto lungo, che richiede attenzione e pazienza. Ma lo faccio sempre con piacere. In genere, non mi servo di stampanti 3D per le mie realizzazioni. Preferisco lavorare le mie creazioni a mano anche perché i miei clienti cercano qualcosa di personale, che con la stampa 3D verrebbe a vanificarsi.

Quali materiali usa? Metalli poveri (rame, ottone) e anche nobili (argento, oro) o  pietre pregiate o dure e semipreziose?

Ad esclusione del rame, utilizzo sia metalli poveri che nobili e naturalmente pietre dure e anche pietre preziose.

Quali sono le varie fasi di realizzazione di un gioiello?

Il sistema è quello di fusione a cera persa, con la realizzazione di calchi in gesso, che  si solidificano, e al cui interno viene poi colato il metallo. Naturalmente la modellazione richiede un lavoro di scultura in miniatura di alta precisione e una successiva fase di rifinitura.

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Come va l’attività della sua azienda?

Sono soddisfatta per quanto riguarda il ritorno economico. Inoltre, il mio brand (caratterizzato dal simbolo di una balena NdR) sta avendo successo. I miei principali clienti sono i privati anche se in passato ho avuto un incarico da un’importante azienda come l’Italcementi,  per la quale ho realizzato gemelli e ciondoli in argento e in oro in occasione del 150° anniversario di fondazione.

Come è riuscita a crearsi la sua clientela?

Attraverso il passa parola che per prodotti come i gioielli è molto efficace. Chi indossa queste creazioni ama mostrarle alle amiche e agli amici e il giro di conoscenze si amplia. Naturalmente, sono importanti anche le fiere specialistiche perché offrono grande visibilità, come, ad esempio, quella dell’Artigianato a cui ho partecipato di recente.

Consiglierebbe questa attività a dei giovani?

Senz’altro. Il vantaggio per chi opera in questo settore è che sono piuttosto pochi gli artigiani che vi lavorano. Quindi, la concorrenza è ridotta e i grandi marchi propongono oggetti realizzati in serie che il pubblico non sempre apprezza.

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