giovedì, Marzo 28, 2024
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Gioconda De Vito, l’innata sensibilità di una violinista

La futura, apprezzata musicista nasce a Martina Franca (Taranto) nel 1907, figlia di Giacomo, noto in Puglia essendo valido consulente come enotecnico. La piccola Gioconda, addirittura sotto i dieci anni d’età, mette in luce qualità straordinarie nell’affrontare pezzi musicali come violinista, qualità che rivelano pure una grande sensibilità.

A soli dodici anni ottiene il diploma di violino presso il Liceo Musicale Gioacchino Rossini di Pesaro e prosegue gli studi conseguendo ottimi risultati, tanto che, nel 1932, vince il Concorso Internazionale di Vienna, uno tra i più complessi, gestito da maestri più che rigorosi.

Da questo momento ha inizio la sua brillante carriera che la condurrà a esibirsi in coppia con violinisti americani di fama mondiale (vedi Isaac Stern e Yehudi Mennhin). Poco prima di un importante concerto conosce il pianista svizzero Edwin Fischer, che diverrà presto suo marito.

Con lui si trasferirà molto più tardi a Londra per poi ottenere la nazionalità inglese. Ormai la notorietà di Gioconda De Vito si espande a macchia d’olio e diventa titolare della cattedra di violino presso l’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Ma la sua illuminata strada non finisce qui, tutt’altro, essendo agli albori di ricche stagioni concertistiche.

Suona sotto la direzione dell’apprezzatissimo maestro Wilhelm Furtwaengler e le sue interpretazioni al violino sembrano assumere contorni magici, anche agli occhi della critica. Basti dire che le sue esecuzioni, con al centro i preferiti Brahms e Bach, incantano letteralmente gli spettatori.

Ma come può Gioconda far vibrare le corde del violino in modo tanto suggestivo ? Va detto che una parte del merito va ascritto allo strumento Stradivari che le è stato affidato, risalente al 1723, uno scrigno di soave musicalità che l’artista sa far “esplodere” grazie anche alla sua eccellente sensibilità, come si accennava più sopra. I suoni prodotti, lo dicono spesso in sala, fanno fremere ed emozionare chi li ode.

Davvero peccato che l’incantevole bellezza di questi suoni non riesca a lenire il grave dolore venutosi a creare in seno alla sua famiglia. Infatti, la sorella della violinista, da tempo non più sana di mente, riesce ad uccidere, in modo barbaro, la loro amatissima madre.

Lei decide di ritirarsi da ogni concerto ad appena cinquantatré anni e, ritornata a Roma, si spegne nella capitale nell’ottobre del 1994.

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