di Carlo Radollovich
Purtroppo solo on line e in videoconferenza, considerate le persistenti restrizioni che il Coronavirus continua a riservarci, sono stati celebrati ieri gli ottocento anni del canale Muzza, una diramazione artificiale del fiume Adda (la prima creata in Lombardia), che parte da Cassano d’Adda e termina sempre nell’Adda a Castiglione.
I qualificati relatori erano il sindaco di Paullo Federico Lorenzini, il geologo Mariangela Baio, il presidente della Pro Loco Andrea Bertolazzi e Giancarlo Broglia, un valido conoscitore della storia locale. Si è ricordato come il corso d’acqua, nel corso dei secoli, abbia contraddistinto la geografia del territorio. E si è pure parlato di alcuni progetti che intendono addirittura promuovere e rilanciare la valorizzazione di questo vecchio canale.
Alcuni cenni storici. Iniziata nel 1220 a valle della località Paullo sino a Castiglione, e terminata una decina d’anni dopo, era stata assegnata ai Lodigiani dall’imperatore Federico II (1194 – 1250), nipote del Barbarossa. Come accennavamo, si tratta del primo canale artificiale realizzato in quegli anni, che corre ancora oggi tra le province di Milano e Lodi. Malgrado i limitati mezzi escavatori di cui all’epoca si disponeva, quest’opera viene considerata una costruzione di vera e propria ingegneria idraulica.
E’ vero che il territorio di Lodi, nel XIII secolo, era già abbastanza ricco di piccoli corsi d’acqua (mai sufficienti), e la Muzza consentiva un ulteriore accrescimento del prezioso liquido per poter irrigare la consistente distesa dei campi presenti.
Più tardi, nel 1286, l’arcivescovo Ottone Visconti faceva aprire un’ulteriore bocca di presa nell’Adda per poi immettere supplementarmente le acque così ottenute nella Muzza. Pertanto, sul lato destro dell’Adda tra Cassano e il Molgora (torrente che nasce in provincia di Lecco) era venuto a crearsi un potenziamento della portata del canale.
Arriviamo al 1549, in piena occupazione spagnola, unicamente per ricordare che il governatore Gonzaga sanciva tout court che la Muzza diventava di proprietà, sotto ogni aspetto, dell’imperatore Carlo V. E anche nel 1716, sotto l’Austria, si confermava che il canale apparteneva al demanio dello Stato viennese. Va citato contemporaneamente che l’eccedenza di acqua incamerata dalla Muzza veniva parzialmente restituita all’Adda tramite quattro “scaricatori”.
Alcuni secoli più tardi veniva costruita una piccola diga in località San Bernardino, grazie alla quale, nei mesi più caldi, veniva consentito al canale di raggiungere la portata massima di 110 metri cubi al secondo.
Chiudiamo con una curiosità. La pesca, che gli sportivi praticano sulle rive della Muzza, risulta spesso fruttuosa. Infatti, si prendono all’amo cavedani, scardole, persici, alborelle e carpe. Queste ultime, in taluni casi, possono raggiungere qui i quattro chili di peso.