giovedì, Aprile 25, 2024
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EL PANATTON (…GRAFIA MENEGHINA)

di Carlo Radollovich

Natale non è proprio vicino, ma già appaiono le prime luminarie, i negozi di giocattoli iniziano ad infoltire gli assortimenti più variegati e un dolce speciale, il panettone, sta per entrare in numerose pasticcerie (confezioni industriali comprese).

La delizia dei milanesi viene apprezzata da coloro che la preferiscono classica, che possa cioè profumare di ottimo burro, oppure fantasiosa. In quest’ultimo caso ci si “lancia” sul panettone all’ananas, al pistacchio, al cioccolato, addirittura all’amarena, ai frutti di bosco a base di farina integrale e cento altre varianti. Pochi crederanno, ma esiste pure un panettone piuttosto salato (non il ben conosciuto gastronomico), da servire all’inizio del pranzo natalizio, contenente niente meno che gorgonzola, noci e pere candite.

Ma ci si chiede spesso: chi fu l’inventore del panettone classico? Esistono due “versioni” risultanti da un mix di leggende e di fatti realmente accaduti.

La prima riguarda un capo-cuoco al servizio di Ludovico il Moro, incaricato di servire un pranzo di Natale più che sontuoso, da servire a un ristretto numero di nobili invitati a corte. Antipasti, primi di ogni genere, arrosti e formaggi vari, tutto filò via assai bene. Tuttavia, giunti al dolce, il capo-cuoco si rese conto di averlo quasi carbonizzato per eccessiva cottura e pertanto non era nemmeno presentabile. Va detto che un semplice sguattero di nome Toni aveva approfittato di alcuni momenti liberi nel corso della prima mattinata, cucinando per sé un dolce a base di farina, burro, uova, scorza di cedro e uvetta. Propose perciò al capocuoco di servire in tavola tale dolce e questi accettò di corre il rischio. Tutti rimasero gustosamente incantati e vollero conoscere chi avesse preparato tale leccornia. Si disse all’unanimità che “l’era el pan del Toni”.  E da “pan del Toni” a “panettone”, il passo fu breve.

La seconda storia è imperniata su Messer Ulivo degli Atellani, di professione falconiere, il quale abitava nella Contrada delle Grazie, sempre ai tempi di Ludovico il Moro. Innamoratosi della figlia del fornaio, Adalgisa, si fece assumere dal padre con la sicura promessa che avrebbe incrementato di molto le vendite del negozio. Entro breve inventò un dolce del tutto particolare, impiegando la migliore farina impastata con uova, burro, miele e uva sultanina. Il successo delle vendite fu enorme e si riuscì a piazzare il dolce, denominato in seguito “panettone”, anche in altri quartieri cittadini. Infine, riuscì a conquistare il cuore della bella Adalgisa, che sposò entro pochi mesi.

 

 

 

 

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