sabato, Aprile 20, 2024
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É dedicato ad Antonio Iosa il Museo Diffuso Urbano

Il 16 marzo 1978, a Roma, venne rapito l’onorevole Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse che uccisero anche i suoi agenti della scorta. Il suo corpo esanime venne trovato quasi due mesi dopo, il 9 maggio, all’interno di una Renault 4 in via Caetani. Con l’istituzione del “Giorno della Memoria”, attraverso la legge 56 del 4 maggio 2007, ogni 9 maggio si ricordano le vittime di matrice terroristica.

La ricorrenza del Giorno della Memoria a Milano di solito veniva celebrata con una Santa Messa presso la chiesa di San Fedele a cui prendevano parte i familiari delle vittime e, successivamente, all’interno di Palazzo Marino, si svolgeva un momento istituzionale con la presenza delle diverse autorità.

Quest’anno, invece, il momento di ricordo si è svolto nel luogo più simbolico milanese, cioè la Casa della Memoria di via Confalonieri, dove c’è stata anche la presentazione del Museo Diffuso Urbano dedicato ad Antonio Iosa.

La Casa della Memoria

Perché dedicare ad Antonio Iosa il Museo Diffuso Urbano? Perché per il suo impegno sociale, civile e culturale venne gambizzato il 1° aprile 1980 dalle Brigate Rosse della colonna Walter Alasia. Fu Presidente del Circolo – diventato poi Fondazione – “Carlo Perini”, nonché Responsabile Lombardo di AIVITER, l’associazione italiana delle vittime del terrorismo. Fece molto per l’associazione, in particolare per i familiari delle vittime.

A lui, inoltre, si deve il percorso di posa delle diverse lapidi in ricordo delle vittime del terrorismo poste nei giardini del territorio milanese e la mappa cartacea che ne indica i luoghi.

A Iosa si deve anche il merito dell’avvio del percorso del Museo Diffuso Urbano che ebbe inizio il 9 maggio 2017 quando, insieme ad Alessandra Galli e Giovanni Mocchi, firmò la proposta del progetto, che venne presentato al vicesindaco Anna Scavuzzo e all’assessore Filippo Corno, e che oggi vede la sua presentazione.

Cos’è il progetto Museo Diffuso Urbano? Si tratta di un percorso virtuale sviluppato sulla mappa della città nel quale sono riportati alcuni simboli e, cliccandoci sopra, è possibile sapere quale persona venne lì colpita, il luogo, le foto, la storia e leggere i documenti relativi alla vittima o alla strage come, ad esempio, quella di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, della Questura di Milano del 17 maggio 1973 o la strage di via Palestro del 27 luglio 1993.

Alla presentazione hanno partecipato il presidente del Consiglio comunale di Milano, Lamberto Bertolè, l’assessore comunale alla Partecipazione e Cittadinanza Attiva, Lorenzo Lipparini, Luca Gibillini della Direzione del Gabinetto del Sindaco, Christian Iosa, presidente della Fondazione Carlo Perini, Maurizio Campagna, delegato Lombardo di AIVITER, Federica Dendena, Giovanni MocchiCarlo Arnoldi, presidente dell’Associazione familiari delle vittime di piazza Fontana. Inoltre erano presenti anche Pietro De Carolis, presidente della Fondazione Rotary Club Milano, il professor Marco Cuzzi, docente di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Milano, alcuni familiari delle vittime e i rappresentanti delle associazioni, tutto nel rispetto del distanziamento dovuto al momento pandemico.

M. Campagna, C. Arnoldi e C. Iosa

La presentazione ha avuto inizio con l’intervento del presidente Lamberto Bertolè che ha posto l’attenzione sul valore della memoria e del progetto del Museo Diffuso Urbano che offre l’opportunità di conoscere meglio i fatti che hanno segnato la storia della nostra città.

Intervento del presidente Bertolè

É seguito l’intervento di Maurizio Campagna, fratello di Andrea, poliziotto della Digos, che ha raccontato del dolore che ancora sentono lui e la famiglia per la sua morte. Inoltre, in riferimento alla recenti cronache sulle considerazioni espresse dal presidente francese Macron circa la dottrina Mitternard – la politica relativa al diritto d’asilo per i terroristi che permetteva loro di essere riconosciuti come rifugiati politici -, ha aggiunto che i terroristi devono pagare per la loro colpa e che finché non ci saranno “ex vittime” non ci potranno essere “ex terroristi”.

L’intervento di Maurizio Campagna

Successivamente, è intervenuto l’assessore Lorenzo Lipparini e ha riferito come con questo progetto di diffusione virtuale della memoria, si dia la possibilità di consultare documenti riferiti alle vittime e alle stragi e si offra, inoltre, ai ricercatori uno strumento per trovare la documentazione sulla storia del terrorismo a Milano.

L’intervento dell’assessore Lipparini

In rappresentanza delle vittime di Piazza Fontana è intervenuta Federica Dendena, nipote di Pietro, che ha conosciuto la storia del nonno grazie ai racconti e alle testimonianze riferitale dal padre Paolo e dalla zia Francesca che fu la prima presidente dell’Associazione. Dendena ritiene che questo museo sia uno strumento importantissimo per fare memoria, in particolare per le nuove generazioni.

L’intervento di Federica Dendena

Infine è intervenuto Christian Iosa, presidente della Fondazione “Carlo Perini” che ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto del Museo Diffuso Urbano raccontando di come il padre, quasi dieci anni fa, aveva avviato il progetto in forma cartacea.

L’intervento di Christian Iosa

Inoltre ha riferito come suo padre Antonio, quale Coordinatore Regionale di AVITER, insieme ai rappresentanti di altre associazioni, fu il principale artefice della realizzazione della Casa della Memoria, inaugurata il 25 aprile 2015. Proprio qui, in questo luogo a suo padre così caro, venne allestita il 2 settembre 2019 la sua camera ardente per l’ultimo saluto. Inoltre, dichiara di essere orgoglioso di aver potuto portare avanti il percorso iniziato da suo padre per questo progetto virtuale che è a lui dedicato e che si ritiene altrettanto orgoglioso di essere il presidente della Fondazione “Carlo Perini” poiché è stata la partner principale della realizzazione del museo.

Foto di gruppo

Se volete vedere parte della presentazione, potete trovarla qui.

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