giovedì, Aprile 25, 2024
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Cristina Trivulzio di Belgiojoso

In questi giorni, in piazza Belgiojoso, è stata inaugurata una statua dedicata a questa donna eccezionale. Si tratta del primo monumento dedicato ad una figura femminile tra i centoventi collocati in città.

Ma chi era questa straordinaria principessa, patriota, ricca ereditiera che con il suo patrimonio contribuì a sostenere idee politiche riformatrici, fondatrice di asili per bimbi e che addirittura partecipò alle Cinque Giornate di Milano ?

Nacque nella nostra città nel 1808, figlia di Gerolamo Trivulzio, appartenente all’aristocrazia milanese, e della nobildonna Vittoria dei Gherardini. Dopo aver perso il padre a soli quattro anni, perse anche l’amico di famiglia Alessandro Visconti, arrestato nel 1821 per aver aderito ai moti carbonari del 1821.

Compiuti da poco i sedici anni, sposò il principe Emilio di Belgiojoso nel 1824. Il matrimonio durò per un periodo assai breve, colpa dell’epilessia che aveva colpito la ragazza, ma soprattutto del marito, legatosi ad una certa Paola Ruga. I due non divorziarono, ma di fatto si separarono nel 1828.

Le vicende private non influirono sulla vita di Cristina, la quale iniziò a tramare con determinazione contro lo strapotere austriaco. Rimessasi alquanto in salute, nel 1829 cominciò la sua concreta attività rivoluzionaria nei confronti di Vienna. Aderi’ alla Carboneria e in occasione di un suo viaggio a Firenze conobbe il fondatore dell’Antologia, Gian Pietro Viesseux, il cui circolo era considerato il polo d’incontro per personaggi d’ispirazione liberale.

Il governo austriaco la sorvegliava molto da vicino tanto che, per molti mesi, le fu impedito di attingere fondi al suo patrimonio. Esiliata, si rifugiò a Parigi, ove conobbe l’anziano generale Gilbert du Motier de La Fayette, dal quale ottenne preziosi suggerimenti relativi alla causa italiana, proprio nei momenti in cui il giornale liberale parigino Le Constitutionnel le offri’ la possibilità di collaborare.

Nella capitale francese conobbe anche Piero Maroncelli, poi imprigionato allo Spielberg assieme a Silvio Pellico, mentre lei continuava ad adoperarsi, durante i dieci anni di soggiorno parigino, per l’italianità delle nostre terre. Nel 1838 nacque la sua unica figlia, Maria, probabilmente frutto di un occasionale incontro con il marito Emilio che in quell’anno era pure residente in Francia.

Riuscì a rientrare in Lombardia nel 1840 dopo un breve soggiorno a Londra (ove conobbe il futuro Napoleone III pure lui in esilio) e si sistemò con la figlia nella sua residenza di Locate Triulzi. Tra il 1845 e il 1848 diede fondo alla sua attività giornalistica, dichiarandosi non favorevole all’instaurazione di una monarchia, bensì alla creazione di una repubblica simile a quella francese.

Si spese moltissimo a favore delle Cinque Giornate di Milano, ma quando, nell’agosto del 1848, gli austriaci ritornarono nella nostra città, fu costretta all’esilio, una sofferta emarginazione che durò sino al 1855, grazie ad una amnistia.

Suo marito Emilio si spense nel 1858 e lei tredici anni più tardi, finalmente soddisfatta per aver raggiunto il suo sogno (1861) relativo all’unita’ d’Italia.


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