di Carlo Radollovich
Vi sono persone che applicano i regolamenti anti Coronavirus in maniera quasi ossessiva, altre che per contro le snobbano con una certa frequenza senza osservare le precise normative imposte.
Ci vengono in mente le rigide norme che ci costringevano ad affrontare, diligentemente, le lunghe file fuori dai supermercati in attesa del nostro turno d’entrata. Poi le code, con il trascorrere del tempo, si facevano sempre più esigue, anche perché i controlli all’ingresso tendevano ad essere meno rigorosi.
Si portavano all’interno le mascherine, qualche volta non proprio abbassate, comunque ricoprenti bocca e naso quando si intravedeva l’apparire del personale di servizio che avrebbero potuto riprendere gli inadempienti.
Eppure, anche all’aperto, esisteva l’obbligo di indossarle sempre, e così dovremo fare sino al 15 luglio salvo proroghe.
Ma che dire di coloro che la conservavano e la conservano tuttora accuratamente celata nella tasca, pronti ad estrarla se avvicinati da un vigile? E quei ragazzi che la tenevano fluttuante all’orecchio, quasi si trattasse di un monile
Oggi, se durante il giorno viene notata una certa osservanza, all’ora dell’aperitivo la mascherina viene spesso ritirata non solo per una rinfrescante bevuta come è giusto che sia, ma per far posto ad una fitta conversazione con amici spalla contro spalla.
La movida insegna, purtroppo, e le raccomandazioni espresse dagli esercenti rimangono spesso lettera morta. La voglia di proseguire una conversazione “head to head” è troppo intensa e attraente.
Anche nelle pizzerie si osservano le stesse scene e si scorgono persone più che mai ravvicinate tra loro nello scambiarsi confidenze, anche se il metro e mezzo di distanziamento è disegnato tra i tavoli.
A proposito di distanziamento, le norme relative, sui mezzi pubblici, risultano ben precise con particolari segnalazioni che, su tutte le carrozze, sono visibili sotto i nostri piedi. Ma nei momenti di maggiore flusso dei passeggeri si sfiora addirittura il contatto fisico con il nostro vicino.
In molti si chiedono, giustamente, sino a quando queste “penitenze” dovranno protrarsi. E in attesa di questo momento liberatorio si rilevano troppo spesso ostinate disattenzioni, mancati accorgimenti e addirittura vere e proprie resistenze alle normative.
Questi comportamenti non giovano certamente a confinare il Coronavirus e a debellarlo in modo definitivo. Non ci resta forse che aspettare il tanto sospirato vaccino per riprendere…la solita vita di un tempo.