sabato, Luglio 27, 2024
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LA COLONNA DEL VERZIERE

di Carlo Radollovich

Sappiamo che il quartiere in cui aveva sede il Verziere (oggi largo Augusto), ospitante il più noto mercato ortofrutticolo della città, era decisamente malfamato. Infatti vi si incontrava di tutto, dagli scaricatori molto volgari alle persone più libertine, dai commercianti di malaffare alle fattucchiere, dagli scommettitori di bassa lega ai loschi ritrovi, così si diceva, di numerose streghe o ritenute tali. Ricorderemo il poeta Carlo Porta, autore de “La Ninetta del Verzee”, contenente la dolorosa confessione di una prostituta.

Nel tentativo di contrastare il degrado morale in cui si trovava il Verziere, la Confraternita religiosa di Porta Tosa (ora Porta Vittoria) decise di erigere un monumento dedicato al Salvatore. Correva l’anno 1583. Insomma, se le autorità cittadine non erano in grado di sradicare le forze del male, ci avrebbe pensato l’Altissimo. I lavori ebbero inizio con molto entusiasmo e il progetto prevedeva la realizzazione di una colonna, sulla quale sarebbe stata fissata la statua del Cristo Redentore.

Ma la costruzione venne fermata quasi subito perché la Confraternita, al di là del parziale consenso suscitato tra gli abitanti, non aveva avviato la pratica presso le competenti autorità con la richiesta di un permesso per occupazione di suolo pubblico. Trascorsero vent’anni prima che la colonna in granito di Baveno potesse essere eretta e solo parecchi anni dopo, nel 1673, fu finalmente collocata in cima la statua del Salvatore.

Ricordiamo che nel 1860, dodici anni dopo la battaglia anti-austriaca combattuta durante le ben note Cinque Giornate, la colonna venne trasformata in monumento celebrativo a ricordo della fiera resistenza meneghina e ribattezzata “Colonna della Vittoria”.

Concludiamo con una leggenda, raccontata in breve, che forse non tutti conoscono. Secondo una vecchia credenza, la statua del Salvatore aveva in origine il viso rivolto verso la Chiesa di San Bernardino alle Ossa e non verso via Durini. Come mai? Si narra che la “bella Barbarinetta”, una ragazza abitante in un palazzo che dava sulla piazza, venne aggredita una sera mentre rientrava a casa con il padre. Lui ci lasciò le penne mentre lei fu rapita. Venne tuttavia salvata da un nobile decaduto ricercato dalla polizia. La ragazza se ne innamorò e purtroppo lui venne poco dopo arrestato e condannato alla pena capitale. Barbarinetta non riuscì a superare la forte crisi e si gettò dal balcone di casa sua. Chi fu testimone di tale doloroso suicidio? La statua del Salvatore che, impietosita, girò la testa dall’altra parte (ossia verso via Durini).

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