Per le persone giovani, si fa per dire, questa attrice è soprattutto nota per aver interpretato il film di Dario Argento ”Profondo rosso”, che soltanto in Italia aveva fruttato incassi per 3 miliardi delle vecchie lire.
Figlia di un capostazione, cresciuta in una famiglia modesta a cui prestava un certo aiuto intrecciando cappelli di paglia, venne scoperta dal regista Alessandro Blasetti nel 1938, colpito dal suo ovale perfetto, per la figura particolarmente snella e anche per la sua armoniosa grazia.
Nello stesso anno interpretò il ruolo di Fulvia nel film ”Ettore Fieramosca”, accanto ai protagonisti Gino Cervi ed Elisa Cegani, mentre dal ’38 al ’43 fu al centro di ben 29 pellicole, tra cui spiccano ”Il fornaretto di Venezia”, ”Luce nelle tenebre” e soprattutto “Ossessione” di Luchino Visconti.
Nel Ventennio si affermò come autentica diva tenendo assai bene il passo con le più celebri Alida Valli, Valentina Cortese, Anna Magnani. Più avanti, forse un po’ inquietata dai suoi ruoli che giudicò troppo avventurosi, disse di no a Roberto Rossellini che la voleva interprete di “Roma città aperta” (lasciando il ruolo di Pina ad Anna Magnani), scegliendo per contro di lavorare in ”Due lettere anonime” del 1945 di Mario Camerini.
Qui la sua interpretazione fu permeata di intensa convinzione e di straordinaria efficacia. Sempre nel ’45 sposò il produttore cinematografico Leonardo Bonzi, il quale era pure aviatore, tanto che quattro anni più tardi si guadagnerà il titolo di trasvolatore atlantico.
Purtroppo, la loro unione terminò nel 1959, anno in cui la Sacra Rota annullò il matrimonio. Nel primo dopoguerra, interpretò tra l’altro ”Il tiranno di Padova” nel ruolo di Tisbe, “Quando gli angeli dormono”, ”Romanticismo”, ”Vespro siciliano”. Nel 1957 tornò a recitare con Visconti ne ”Le notti bianche”.
Negli anni Sessanta, l’impegno cinematografico venne da lei praticamente accantonato. Non manco’ a qualche interpretazione televisiva come lo sceneggiato ”Tom Jones” per poi arrivare a quel gia’ menzionato ”Profondo rosso” del 1975 che il giornalista Paolo Mereghetti definì ”un attacco deliberato ai nervi dello spettatore” e che contribuì a ridare alla Calamai una certa notorieta’. Si trattò del suo ultimo lavoro.
Ci lascio’ nel 1998 in quel di Rimini, attorniata dall’affetto delle sue figlie.