mercoledì, Ottobre 16, 2024
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LA BASILICA DI SANTO STEFANO E LA PIETRA DEGLI INNOCENTI

di Carlo Radollovich

Malgrado l’imperatore romano Valentiniano I (321-375) fosse definito fervente cristiano e avesse adottato una politica religiosa di assoluta tolleranza tra i vari culti, politica pienamente condivisa da papa Damaso (305-384), la tradizione popolare è sempre rimasta sgomenta nel supporre che Valentiniano avesse fatto trucidare quattro cristiani nell’anno 367.

Nella basilica di Santo Stefano Maggiore (che spicca nell’omonima piazza) è visibile sul pavimento una grata, vedi foto, che nasconde la cosiddetta “Pietra degli innocenti”, che testimonia l’avvenuto massacro. Ma chi erano queste persone? Si trattava di quattro funzionari cristiani, i quali ebbero la sfortuna di citare in giudizio un ricco patrizio milanese che non onorava i propri debiti, ma che era intimo amico dell’imperatore.

Va detto che quando la condanna a morte fu eseguita, la chiesa non esisteva ancora e l’area era occupata da un bosco. La pietra venne successivamente inglobata nella basilica.

In ogni caso ricordiamo che tale pietra fu testimone di un altro fattaccio e precisamente l’assassinio di Galeazzo Maria Sforza il quale, recatosi in chiesa per la festa del Patrono Santo Stefano nell’anno 1476, venne selvaggiamente pugnalato da tre nobili congiurati. Accompagnato quel mattino da Orfeo Cenni da Ricavo, suo consigliere, Galeazzo Maria venne avvicinato da Giovanni Andrea Lampugnani che lo accoltellò allo stomaco. Altri due sgherri (Girolamo Olgiati e Carlo Visconti) sferrarono colpi mortali alla gola e alla testa. Il duca barcollò per poi finire a terra lungo disteso. Il Lampugnani venne subito ucciso da una guardia del duca, il Visconti venne catturato poco dopo e condannato a morte, l’Olgiati tentò di rifugiarsi presso alcuni parenti, ma lo rifiutarono. Egli venne ucciso pochi giorni dopo per squartamento.

Concludiamo con una notizia che risale a dodici anni fa, quando fra i documenti d’archivio della basilica fu rinvenuto il certificato di battesimo datato 30 settembre 1571 (ossia il giorno successivo alla nascita) di Michelangelo Merisi, il Caravaggio. Tale ritrovamento mise finalmente fine ad una lunga disputa tra studiosi i quali volevano che l’artista fosse nato a Caravaggio in provincia di Bergamo oppure a Milano.

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