di Carlo Radollovich
Si racconta che negli anni Venti del secolo scorso, in occasione di alcuni matrimoni celebrati nel nostro Duomo, apparisse nelle foto scattate da alcuni presenti l’immagine di una donna completamente vestita di nero, mai invitata e soprattutto mai conosciuta.
Dopo numerose ricerche, effettuate non si sa da chi, si poté finalmente risolvere questo mistero, attribuendo le singolari apparizioni niente meno che ad uno spettro, quello di Agnese, abitante secoli fa a Schignano, in Val d’Intelvi, oggi provincia di Como.
Sembra che le spose di questo paesino, evidentemente appartenenti ad un certo lignaggio, si vestissero per tradizione, nel Medio Evo, con un abito di seta nera. Anche il velo, indossato nel tragitto casa-chiesa, era dello stesso colore.
Tale abito le avvolgeva integralmente ed è probabile che queste spose, forse per un eccesso di riservatezza nei confronti dei parrocchiani presenti, desideravano che non si riconoscesse l’identità della persona in procinto di ricevere il sacramento del matrimonio all’altare.
Anche Agnese, accanto al suo Tonio, era vestita di nero in quel freddo giorno di fine ottobre. La cerimonia fu tutto sommato breve e gli sposi, successivamente, presero possesso della loro casa.
La mattina seguente, Agnese e Tonio decisero di effettuare una visita a Milano, malgrado il clima fosse alquanto inclemente e apparissero le prime nebbie. Giunti nella nostra città, stabilirono di comune accordo di fare visita al Duomo. Sostarono in preghiera per alcuni minuti davanti alla statua della Madonna e poi decisero di imboccare le scale che portavano sul tetto della cattedrale.
Raggiunta la sommità dell’edificio, Agnese scorse con enorme spavento, tra la nebbia, terribili figure di mostri e di diavoli. In preda al panico, si staccò dal braccio di Tonio e improvvisamente iniziò a correre tra le statue come una forsennata.
Evidentemente, in quegli istanti, Agnese sentì tutto il peso delle sue colpe poiché, poco prima del matrimonio, si era concessa ad un giovane forestiero che la corteggiava intensamente. Sempre più disorientata dalla nebbia, Agnese proseguì la sua folle corsa, probabilmente alla ricerca di un sacerdote che potesse perdonare il suo peccato. Ma ad un tratto inciampò, cercò di rimanere in equilibrio, ma poi scivolò e cadde nel vuoto. Tonio non era riuscito a raggiungerla perché ostacolato da una bruma sempre più fitta e udì soltanto il suo agghiacciante urlo durante la caduta. Scese le scale a precipizio, cercò subito il corpo della sposa davanti alla cattedrale e attorno ad essa, ma i resti della povera Agnese non furono mai trovati.
Si dice che lo spettro di Agnese riappaia con una certa frequenza alle spalle degli sposi sui gradini del Duomo, forse nel tentativo di augurare alle coppie un matrimonio felice, quello che il destino non le aveva purtroppo riservato.