di Carlo Radollovich
Vale la pena di dare un’occhiata alla storia di questa piazza, prima che Luca Beltrami l’ammodernasse verso la fine dell’Ottocento.
Prima del 1858, piazza della Scala non esisteva. L’ingresso principale di Palazzo Marino non era rivolto verso il teatro, come appare tuttora, ma verso piazza San Fedele e diverse case, ammassate in modo alquanto disordinato, conferivano tutt’altro che spicco alla facciata della Scala. Si entrava in contatto con piazza del Duomo grazie alla via Santa Redegonda, che l’architetto Piermarini aveva inaugurato nel 1790 per agevolare il percorso delle carrozze dell’arciduca da palazzo Reale alla Scala.
Finalmente, nel 1858 si aprì un’importante spiazzo davanti al teatro a seguito della demolizione dell’isolato che soffocava il teatro stesso e, più tardi, l’imbocco della Galleria realizzata dal Mengoni (1867) creava in loco un’apprezzata sensazione di monumentalità. Peccato che, proprio a fianco dell’arco mengoniano, venisse abbattuto un edificio denominato “Palazzo Brambilla”, progettato dall’architetto Giuseppe Pestagalli, lo stesso che realizzò il teatro Dal Verme, un edificio che metteva in evidenza interessanti decorazioni in cotto e che testimoniò, per primo, una sorta di revival del cotto stesso.
Il monumento dedicato a Leonardo, dello scultore Pietro Magni, inaugurato nel settembre del 1872, conferisce visivamente alla piazza un azzeccato centro geometrico che potremmo definire spettacolare. Per la verità, l’idea del monumento e del progetto relativo risalgono al 1857 e il tutto è da ascrivere a Francesco Giuseppe, quando l’imperatore austriaco tentò di guadagnarsi gli ultimi residui di simpatia da parte dei milanesi e dei lombardi. Poi il progetto venne ripreso da Vittorio Emanuele II e portato a compimento.
Ma veniamo agli interventi di Luca Beltrami. Anzitutto, negli anni 1886-1892, realizzò la nuova facciata di Palazzo Marino davanti al teatro, sostituendo la vecchia, decisamente indecorosa. Poi costruì i due palazzi della Banca Commerciale Italiana, disegnò gli artistici lampioni della piazza e progettò anche le fontanelle. Beltrami, oltre a svolgere la professione di architetto, fu pure restauratore, urbanista, giornalista, scrittore e politico. Insomma, uno dei più attivi e magici protagonisti della vita milanese tra l’Ottocento e il secolo nuovo.