Stefania Bortolotti
I tumori della pelle, in costante aumento, sono una grave minaccia per la salute di milioni di persone e per la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale. Campagne di screening e diagnosi precoce, insieme alle nuove terapie, possono salvare migliaia di vite e favorire risparmi a lungo termine per la Sanità pubblica.
Ma in Italia l’attenzione delle Istituzioni per la prevenzione dei tumori cutanei è ancora lontana dagli standard europei. Per questo, Euromelanoma, l’iniziativa europea di sensibilizzazione sui tumori della pelle a cui partecipano oltre 30 Paesi, ha promosso nell’aprile del 2012 uno screening che ha coinvolto 70 rappresentanti del Parlamento italiano.
I risultati, pubblicati di recente sul prestigioso International Journal of Dermatology, evidenziano come, in questo campo, i comportamenti della classe politica non si discostino da quelli dei cittadini: stesse abitudini, con almeno due settimane l’anno di esposizione al sole durante le vacanze, e stessi fattori di rischio con sospetto di lesioni cancerose in fase precoce, rendono sovrapponibili i dati riscontrati tra i Parlamentari e la popolazione generale. Considerando quanto emerso dallo screening, infatti, la presenza di tumori della pelle è stata riscontrata nel 14,5% del campione esaminato, e un dato particolarmente rilevante è che di questi ben il 6,5% sono risultate lesioni da cheratosi attinica, un tumore della pelle non-melanoma in fase precoce. Da qui la necessità di maggiore attenzione verso questa patologia cutanea che proprio per la sua incidenza deve essere diagnosticata per tempo attraverso appositi screening della pelle così da poter essere trattata prima della sua progressione verso una forma invasiva. Le strategie per contrastare i tumori cutanei sono state discusse a Roma, nel corso di un incontro tra rappresentanti delle Istituzioni e specialisti svoltosi alla Camera dei Deputati.
“L’obiettivo dello screening sui parlamentari è stato quello di sensibilizzare i decisori politici e richiamare la loro attenzione sull’importanza di promuovere campagne di prevenzione”, afferma Ketty Peris, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e presidente di Euromelanoma Italia. “Al termine dello screening abbiamo rilevato una percentuale di lesioni sospette comparabile a quelle riscontrate nella popolazione generale. Anche questa iniziativa dimostra che è forte l’esigenza d’informazione e prevenzione: prevenire le lesioni e i tumori della pelle è più facile e meno costoso rispetto ad altre patologie ed è opportuno che le Istituzioni identifichino strategie mirate a trovare risorse da allocare in questo settore”.
In poco meno di un ventennio sono quasi triplicati i nuovi casi di melanoma, il cancro cutaneo più conosciuto e terza diagnosi di carcinoma più frequente sopra i 45 anni di età. Meno aggressivi e conosciuti, ma molto più diffusi tra la popolazione generale, sono i tumori non-melanoma della pelle (non-melanoma skin cancer) che rappresentano complessivamente il 19,9% di tutti i tipi di tumore. I nuovi casi stimati per il 2014 sono ben 42.600 tra gli uomini e 30.300 tra le donne nel 2014, (I Numeri del Cancro in Italia 2014, AIOM-AIRTUM).
Le lesioni cancerose in fase precoce, le cosiddette cheratosi attiniche, che possono precedere il carcinoma squamocellulare, sono in costante aumento, in Italia colpiscono circa l’1,4% della popolazione sopra i 45 anni, vale a dire oltre le 360.000 persone, e il 3% dopo i 74 anni, ovvero oltre 180.000 persone (Censimento popolazione, ISTAT 2011). La principale causa è la radiazione UVB dei raggi solari che induce una mutazione specifica del DNA cellulare e chi ne è affetto ha una probabilità 10 volte maggiore di sviluppare un carcinoma squamocellulare nei 12 mesi successivi se paragonato al resto della popolazione, (Wolf et al., Int. J. Dermatol. 2013); i pazienti oltre i 65 anni hanno un rischio 6 volte superiore di sviluppare tale tumore cutaneo rispetto a chi non è affetto da cheratosi attinica (Traianou et al., BJD 2012).
Per questo è fondamentale trattare la cheratosi attinica come una lesione che può evolvere in un tumore cutaneo invasivo non-melanoma: in tal senso questa patologia può essere considerata un indicatore prezioso dell’aumento di rischio generale del carcinoma cutaneo.
La diagnosi precoce dei tumori della pelle è fondamentale per ottenere una prognosi favorevole e aumenta le chance di successo delle nuove terapie per il trattamento delle patologie tumorali e pretumorali. “Il valore aggiunto delle nuove opzioni terapeutiche, come per esempio l’ingenolo mebutato per il trattamento della cheratosi attinica, è che non si limitano a curare le lesioni e le zone circostanti, dimostrando peraltro una solida efficacia, ma agiscono anche in chiave di prevenzione, dal momento che sono in grado di trattare anche le lesioni che non si vedono a occhio nudo – sottolinea Giovanni Pellacani, professore ordinario di Dermatologia e Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – la brevità del ciclo terapeutico favorisce una maggiore aderenza al trattamento con un beneficio in termini di efficacia. Sappiamo, infatti, che in dermatologia quanto più le terapie si prolungano nel tempo tanto meno il paziente aderisce ed è più propenso ad abbandonare le cure”.
Le terapie innovative oggi danno risposte concrete ai bisogni dei pazienti con farmaci non solo efficaci, ma pratici e ben tollerati a beneficio della qualità di vita. “Contro la cheratosi attinica, seconda patologia per diffusione, LEO Pharma quest’anno ha reso disponibile anche sul mercato italiano una nuova molecola, ingenolo mebutato, l’opzione terapeutica più rapida, efficace e facile da usare, unico farmaco per la cheratosi attinica completamente rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale”, afferma Paolo Cionini, general Manager LEO Pharma Italia. «La nostra azienda ricerca da sempre soluzioni all’avanguardia in campo dermatologico attraverso un’intensa attività di ricerca: oltre il 14% del fatturato è investito in ricerca e sviluppo dei nuovi farmaci e soluzioni terapeutiche, con un approccio che mette sempre al centro i pazienti e le loro esigenze quotidiane”.
Le ricadute delle nuove opzioni terapeutiche sono quindi importanti non solo per i pazienti e per la comunità scientifica, ma anche per le necessità di risparmio del Sistema Sanitario. “Vista l’importanza dei tumori della pelle in termini di epidemiologia, l’allungamento della vita media della popolazione comporterà un progressivo incremento dell’incidenza di tali patologie – osserva Giorgio Colombo, docente di organizzazione Aziendale, Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Pavia – tutto ciò determina un rilevante impatto in termini di costi assistenziali e numero di ricoveri ospedalieri. In quest’ottica, il contenimento dei costi è affidato non solo alle politiche di prevenzione che rappresentano un’alternativa a una costosa, spesso tardiva, cura degli individui, ma anche alle nuove terapie, che consentono di risparmiare risorse negli ospedali e nelle strutture pubbliche visto che, a differenza di altre opzioni terapeutiche, richiedono un’applicazione di breve durata e totalmente domiciliare”.