Rita Levi Montalcini, scienziata e neurologa, premio Nobel, sosteneva: “La differenza tra donna e uomo è epigenetica, ambientale. Il capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato”.
Sembra che le donne facciano ancora fatica a trovare una loro collocazione in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico. Materie come la fisica, la matematica, l’informatica e la chimica sembrano molto meno apprezzate dalle donne.
Un ultimo rapporto Unesco 2021, rileva che solo un terzo della forza lavoro nei settori STEM è occupato dalle donne. In Italia, la percentuale scende al 16,5 %. Aveva ragione la Montalcini quando sosteneva che questo divario scaturisce da una componente ambientale e, sostanzialmente, culturale che sostiene che le donne sarebbero più portate per le materie umanistiche, o per materie legate all’educazione e alla cura, a scapito di quelle tecniche.
Si tratta di un pregiudizio duro a morire che addirittura in certi momenti sembra riemergere dal passato in modo piuttosto lugubre. Qualcuno (un tale generale) sembra contrario, ad esempio, all’idea che il lavoro e il guadagno possono liberare le donne “dal padre padrone e dal marito che le schiavizza condannandole a una sottomessa, antiquata, involuta ed esecrabile vita domestica“.
Con questa affermazione, quel tale militare presuppone un mondo dove le donne tornino a vivere in casa, per occuparsi del focolare domestico, per prendersi cura della famiglia, come è sempre stato nei secoli, lasciando agli uomini altri compiti che più gli si adatterebbero.
Questo pregiudizio, anche se per fortuna sempre meno diffuso, ha creato degli stereotipi di genere che devono essere messi in discussione, in primo luogo nelle scuole, incoraggiando le bambine a perseguire la loro passione per le materie scientifiche.
Ma non basta, crediamo che bisognerebbe affascinare e invogliare le giovani donne a percorrere gli stessi passi degli uomini in un mondo ricco di innovazione come quello scientifico, dando visibilità a chi ce l’ha fatta, cioè a scienziate e ricercatrici che sono riuscite a realizzarsi in questi ambiti.
Per questo motivo, è importante segnalare una data come l’11 febbraio, quando si celebra la giornata internazionale delle donne e delle ragazze nelle Scienze – introdotta nel 2015 – per rimarcare il ruolo fondamentale ricoperto dalle donne nella scienza, un’occasione per riflettere sui traguardi raggiunti, ma anche sulla strada che è ancora da percorrere.
Presso il National Biodiversity Future Center , primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità, finanziato dal PNRR, che mira a promuovere la gestione sostenibile della biodiversità su tutto il territorio italiano, assistiamo a un’inversione di rotta: dei circa 2000 ricercatori impegnati a studiare e salvaguardare gli ecosistemi della Penisola, il 57% è donna!
Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere a delos@delosrp.it