venerdì, Novembre 22, 2024
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Lavori importanti che coinvolgono Milano

Verso la fine dell’Ottocento, la nostra città raggiunge un ricco traguardo, ossia la residenza di ben 482 mila abitanti. L’edilizia avanza quasi senza freni, tanto che entro la cerchia delle mure spagnole è praticamente impossibile acquisire terreni edificabili.

Rimane un’unica possibilità nel tentativo di placare la “fame” di spazio che Milano reclama in continuazione: demolire i vecchi bastioni per consentire un ulteriore espansione. Ecco nascere, completamente rifatto, il corso Buenos Aires (vedi foto), che si rivelerà ben presto cuore pulsante di Porta Venezia. Vengono però abbattuti i meravigliosi alberi che accompagnavano i viaggiatori verso piazza Loreto.

Viene presentato nel 1881 (ma approvato soltanto quattro anni più tardi) il piano regolatore Beruto, che prende il nome dall’architetto Cesare Beruto (1835 – 1915), noto per le sue grandi capacità di ingegnere e urbanista. Il sindaco Belinzaghi lo promuove senza alcun dubbio.

Questo piano urbanistico è considerato il più importante dell’epoca perché facilita lo sviluppo di Milano tra fine Ottocento e inizio Novecento. Beruto non intende spostare il centro cittadino che resta sempre più valido tra piazza Duomo e piazza della Scala, ma possiede il merito di aver creato la cosiddetta “strada Napoleone” (oggi via Dante) che consente di raggiungere con facilità Foro Bonaparte per poi proseguire verso corso Sempione.

La cosiddetta “piazza d’armi”, lo spazio molto ampio esistente tra il Castello Sforzesco e l’Arco della Pace, viene destinato a verde pubblico, denominato oggi parco Sempione. La sua sistemazione viene affidata a Emilio Alemagna, già noto per la sua “arte tra i giardini”, avendo curato meticolosamente il parco pubblico di via Palestro.

Dal Cordusio sino all’Arco della Pace si intende creare una prospettiva ottica da favola, ma il Castello ne proibisce la realizzazione. Che fare ? Taluni propongono di eliminarlo, considerato il suo stato di fatiscenza. Un suo recupero comporterebbe l’avvio di restauri assai costosi. Altri non desiderano rinunciare a questo storico maniero, cosicché la relativa discussione si trasferisce presso il Consiglio comunale.

Ma un leader fa valere le proprie ragioni pro restauro e ottiene un preciso mandato. Si tratta dell’architetto Luca Beltrami, che viene incaricato del completo ripristino. Insomma, la rimessa a nuovo del Castello segna la sua vittoria. E dopo il Richini nel Seicento, il Piermarini sotto l’Austria e il Cagnola in epoca napoleonica, Luca Beltrami mette in luce tutto il suo peso nella storia urbanistica della nostra città.

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