Il padre di Maria Teresa d’Asburgo, Carlo VI, aveva stabilito, invalidando la “lex salica”, che in mancanza di un erede maschio, poteva essere insediata, nella successione, la prima figlia femmina dell’imperatore.
Fu il caso di Maria Teresa, succeduta al padre nel 1840, la quale si mostrò subito, appena ventitreenne, sovrana illuminata e riformatrice, tanto che la Lombardia austriaca trasse dall’epoca teresiana molti benefici rispetto agli altri Stati asburgici. Lei, ad esempio, ebbe grandi meriti relativamente alla rinascita economica di Milano e della Lombardia, grazie alla sua spiccata intelligenza. Soppesò a tal punto la situazione austriaca e lombarda da inserire uomini giusti al posto giusto, a cominciare dal cancelliere Kaunitz, il quale operava principalmente nella sede di Vienna, ma fu anche ambasciatore a Torino dal 1741 al 1744.
Dopodiché fondo’ e promosse il “Catasto Teresiano”, prima opera di vera e propria mappatura del territorio lombardo. Ovviamente, godeva sempre della massima fiducia da parte dell’imperatrice. Altro nome di sicura importanza, fu da lei nominato il conte Carlo di Firmian con la carica di Ministro Plenipotenziario. Di fatto, è stato governatore di Milano dal 1758 al 1782. Si distinse, tra l’altro, per essere stato particolarmente amante delle arti e della cultura.
In sostanza, con il Kaunitz a Vienna e il Firmian a Milano, si realizzava quel “predominio illuminato” che Voltaire aveva appassionatamente propugnato.
Maria Teresa, seppure cauta in talune forme di attuazione, dispose con gradualità la soppressione degli ordini religiosi ritenuti inutili perché anacronistici e gravanti sull’economia dello Stato, abolì l’Inquisizione e concesse una certa “guardinga” libertà di pensiero.
Va inoltre ricordata la tranquilla posizione, a Milano, dell’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, raramente in contrasto con Maria Teresa, che rimase in carica dal 1743 al 1783, ossia, in pratica, gli stessi anni in cui l’imperatrice regnò.