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Don Ferrante Gonzaga, governatore di Milano dal 1546 al 1555

Figlio di Francesco II Gonzaga, quel comandante che si distinse alla battaglia di Fornovo (1495) e di Isabella d’Este, la brillante cognata di Ludovico il Moro, don Ferrante aveva abbracciato ancora giovane la carriera delle armi.

Infatti, entrato al servizio dell’esercito spagnolo all’età di soli sedici anni, si era fatto le ossa come paggio a Madrid per assumere poi precisi comandi militari contro i francesi nonché contro Tunisi e Algeri in alcune controverse vicende.

Si sposò con Isabella di Capua e il suo sogno segreto fu quello di diventare sovrano, così come suo fratello Federico, il quale era riuscito a ottenere la corona di Mantova. Grazie alle sue buone condizioni finanziarie, decise di acquistare un piccolo Stato vicino a Mantova, ossia la contea di Guastalla, pagando in contanti una somma non da poco e cioè 23.000 scudi.

Ma eccolo assumere il governatorato di Milano nel 1546, riuscendo a imporsi come il più importante dei luogotenenti di Carlo V in Italia. E svolse qui un ruolo politico tutt’altro che leggero, considerato che i confini di Milano (vedi i Savoia, Mantova, Parma e Piacenza) erano spesso non tranquilli.

Certamente la nostra città, che in quegli anni doveva gestire problemi militari non di poco conto alle frontiere, necessitava di avere a disposizione strutture difensive di prim’ordine. Teniamo presente che le guerre, già in quel periodo, non venivano combattute soltanto con lancia e spada, ma soprattutto con cannoni.

Occorreva pertanto costruire bastioni, particolari baluardi e anche muraglie con scarpate sino alle basi. Considerato che le vecchie mura erette da Azzone Visconti (1302-1339) si mostravano ormai del tutto inadeguate, don Ferrante, con un colpo di genio, decise di cingere Milano con mura del tutto nuove.

Create con tecnologie moderne, per l’epoca, furono giudicate dagli ingegneri militari decisamente idonee per poter resistere al fuoco delle artiglierie. Cominciate nel 1548, furono realizzate in circa dodici anni.

Altro merito di don Ferrante fu quello di dotare le necessarie porte (in totale undici) con la fondazione di quartieri periferici (vedi Borgo delle Grazie, Borgo di Cittadella, Borgo di San Celso, eccetera). La saldatura dei borghi tra loro avvenne solo alla fine dell’Ottocento.

Importante: gli spazi esistenti tra le mura vecchie e le nuove si sarebbero presentati, nei secoli successivi, come apprezzate aree suburbane destinate a giardini, orti e ad altre colture.

Tra le “benemerenze” urbanistiche del governatore esiste anche la costruzione di Villa Simonetta, considerata le prima, vera villa milanese, con la sua meravigliosa facciata a triplice loggia, famosa tra l’altro anche per l’eco, che si ripeteva sette volte.

Don Ferrante si spense a Bruxelles a cinquantuno anni, a seguito delle ferite riportate durante la battaglia di San Quintino del 1557, ove l’esercito spagnolo, agli ordini di Emanuele Filiberto, “schiacciò” quello francese comandato dal maresciallo Montmorency.

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