Era stata sposata con il conte Decio Stampa, un giovane medico dalla promettente carriera, ma di salute assai cagionevole. Sposato con la giovanissima Teresa Borri, aveva appena goduto di una spensierata vacanza parigina nell’estate del 1820 con la bella moglie, quando il ripresentarsi di un male, definito incurabile, lo portò alla morte nel dicembre dello stesso anno, lasciando a Teresa un bambino di appena due anni, Stefano.
Si dedicò interamente all’educazione del figlio e iniziò la sua vedovanza, durata una quindicina d’anni, senza tuttavia rinunciare alle buone letture, tra cui Dante, Schiller, Shakespeare, Byron e altri scrittori inglesi. Nella sua biblioteca esisteva pure un libro del Manzoni, relativo agli Inni sacri e a prose varie, edito da Molini, Firenze.
Lo lesse con profonda attenzione e ammirazione nei confronti dello scrittore, inviando alla madre Marianna, tra l’altro, la seguente riflessione: “Ho letto il libro del Manzoni, veramente bello, e ammiro quest’uomo. Tutto ciò che egli dipinge risulta naturale, di un genere perfetto”.
Lo scrittore la vide per la prima volta a teatro nel 1836 ed è probabile che l’amico Tommaso Grossi gliene avesse già parlato in precedenza, soprattutto quando si rese conto che Alessandro non voleva continuare a vivere da solo. Non che volesse dimenticare la prima moglie Enrichetta Blondel, morta da alcuni anni, ma si rendeva conto che i suoi dieci figli necessitavano di una mamma, peraltro tenuti bene a bada dalla nonna Giulia Beccaria.
Il Manzoni, incantato dalla fine bellezza di Teresa, non volle perdere tempo e si presentò presto a casa sua in compagnia della madre e dell’amico Grossi. Ottima l’impressione che Giulia ricavò dal colloquio con lei e la invitò a casa Manzoni. Lo scrittore scopri’ di essersene profondamente innamorato e tornò diverse volte a casa della contessa.
Bruciando le tappe, le chiese di diventare sua moglie. Lei tentenno’ dicendo che la propria salute era malferma e che doveva pure continuare a educare il figlio Sfefano. Il figlio stesso, interpellato, diede luce verde a favore del matrimonio. Teresa finalmente accettò e le nozze furono celebrate.
Tuttavia, entrata a far parte della famiglia Manzoni, Teresa toccò con mano una realtà spinosa. Infatti, le figlie di Enrichetta non le risparmiarono diverse amarezze, ma fu molto sorpresa del voltafaccia della suocera, tanto che sorsero presto spiacevoli bisticci e anche malumori.
Il fratello di Teresa, Giuseppe Borri, sottolineo’ più volte queste incomprensioni, escluso ovviamente il continuo e piacevole affiatamento con Alessandro, e citò che la sera di Natale del 1840 vennero scambiate in famiglia pochissime parole e, per tutto il dopo cena, nonna Giulia non sollevò mai gli occhi dal libro che stava leggendo.
Tuttavia, musi lunghi con la suocera a parte, donna Teresa fu per lo scrittore consorte affettuosa e devota sino al giorno della sua morte, avvenuta nell’agosto del 1861.