martedì, Aprile 30, 2024
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Tullia Zevi, la signora dell’ebraismo italiano

La futura, abile giornalista (nata Calabi) vede la luce nella nostra città nel 1919, figlia di un avvocato assai noto. Dopo il liceo studia filosofia e allo stesso tempo frequenta con profitto il Conservatorio e si appassiona in particolare ad uno strumento, l’arpa, che suona con impegno e molta delicatezza.

Purtroppo, nel corso dell’estate del 1938, le leggi razziali emesse dal regime, sconvolgono la sua vita. Suo padre, subodorando la gravità della situazione, raggiunge subito lei e la famiglia in vacanza in Svizzera, evitando di rientrare in Italia, per poi trasferirsi a Parigi.

Poi e’ la volta del soggiorno negli Stati Uniti e qui sposa, nel 1940, l’architetto Bruno Levi. Rientra in Italia poco dopo la fine della guerra e, ormai quasi scemata la sua passione per l’arpa, decide di percorrere la via del giornalismo. Lavora presso il quotidiano israeliano Maariv, per poi scrivere per il Jewish Cronicle di Londra.

Collabora pure con La Voce Repubblicana e con L’Espresso. Va detto che il suo ebraismo fondamentalmente laico suscita alcune reazioni non positive da parte dell’ambiente prettamente religioso, ma nulla toglie che Tullia Zevi diventi per antonomasia la signora dell’ebraismo italiano.

Si presenta infatti come vicepresidente dell’”Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). Riceve dal presidente Scalfaro, molto grata per il significativo riconoscimento, il titolo di Cavaliere di Gran Croce. E che dire dei suoi contatti a livello politico ?

Nella sua casa romana si svolgono interessanti incontri con Saragat, Nenni e addirittura con Arthur Schlesinger, segretario particolare di John Kennedy. Importante

l’accordo intervenuto con il presidente Craxi nel 1987, in occasione del quale si sigla un preciso chiarimento dei rapporti tra Repubblica italiana e UCEI, istituzione di cui Tullia Zevi era diventata presidente nel 1983.

Dopo molti significativi episodi professionali e l’amara esperienza dell’esilio durante il Ventennio, che segnerà per sempre la sua vita, muore di vecchiaia a Roma nel 2011. I suoi funerali si svolgono presso la principale sinagoga della capitale con una nutrita presenza di persone.

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