di Remo Righi
Non è passata la modifica al Codice della Strada che avrebbe consentito ai ciclisti di percorrere controsenso le strade che sono a senso unico per le auto. E’ una pratica già in uso presso numerose città europee (ma anche italiane, come Reggio Emilia, Pesaro e Bolzano) che viene chiamata “controsenso ciclabile” ovvero “senso unico eccetto bici” che si sarebbe dovuta applicare solo in quelle strade urbane larghe almeno 4 metri e che abbiano una velocità consentita ridotta per le auto (30 km/h), sempre comunque a discrezione dell’amministrazione.
Il “no” ha fatto molto arrabbiare le associazioni dei ciclisti e le amministrazioni che avevano appoggiato la richiesta. Milano si è opposta, insieme ad altre città italiane, a questa presa di posizione e ha chiesto al Ministro Lupi di rivedere la decisione anche “per colmare il divario normativo tra il nostro Paese e il resto dell’Europa”. (Quali altri divari sarebbero da colmare, ben più significativi!).
Secondo l’Assessore alla mobilità di Milano Pierfrancesco Maran è necessario favorire la rivoluzione culturale che si sta compiendo a favore della mobilità sostenibile, affermando che anche questa modifica al Codice della Strada avrebbe ricadute positive sul traffico, sugli aspetti ecologici e sul numero di incidenti stradali.
In effetti, non ha tutti i torti. Nei paesi nei quali esiste il “senso unico eccetto biciclette” gli incidenti sono diminuiti e le biciclette aumentate. Esiste uno studio dei soliti impeccabili tedeschi che afferma quanto segue: il numero di ciclisti contromano è lo stesso con e senza autorizzazione; non c’è aumento dell’incidentalità, anzi una flessione; la sicurezza si gioca sostanzialmente tutta in corrispondenza delle intersezioni, dove è cruciale il rispetto delle giuste visibilità; più la carreggiata è stretta, più è sicura.
Sono un ciclista e mi sento coinvolto nella diatriba. Peraltro mi pare giusto anche segnalare che molto spesso vi sono ciclisti che non rispettano le norme stradali più semplici: viaggiano a forte velocità sui marciapiedi, pedalano telefonando o ascoltando le cuffie, attraversano gli incroci sulle strisce pedonali, non rispettano i semafori e via dicendo.
Perché lo fanno? Perché con la bici pensano che ogni norma del codice stradale possa essere bypassata. Non solo. Quel che è peggio è che in molti casi, si sentono “intoccabili”, visto che i vigili assai raramente intervengono a sanzionare certi loro comportamenti scorretti.
Questo molte volte li rende arroganti nei confronti dei più deboli, vale a dire i pedoni, il che non è ammissibile. Forse, bisognerebbe, che i ciclisti (e mi ci metto anch’io) facessero autocritica e soprattutto cercassero di comportarsi in modo più corretto, rispettoso delle norme e, in una parola, più civile. Un po’ di rispetto ed educazione (stradale e umana) potrebbe essere un primo positivo passo verso una migliore convivenza!