di Carlo Radollovich
E’ ben nota l’ascensione del milanese Paolo Andreani il quale, a poco più di vent’anni d’età, effettuò in aerostato (13 marzo 1784) un viaggio di circa mezz’ora raggiungendo l’altezza di oltre tre miglia (esattamente 1537 metri, come precisarono più avanti le cronache).
Egli fu per alcuni mesi al centro della vita cittadina: ricevette una serie di complimenti dalle autorità, gli vennero tributati sinceri applausi alla Scala in occasione di una serata trascorsa a teatro e il poeta Giuseppe Parini gli dedicò addirittura due sonetti.
Ma che ne è stato del conte Andreani dopo essere stato considerato l’erede dei fratelli Montgolfier ? Ad un certo punto, decise di abbandonare il mondo degli aerostati per osservare più da vicino gli eventi terrestri, tanto che nel giugno dello stesso anno partì per l’Europa.
Tenne un preciso diario che venne ritrovato e pubblicato soltanto due secoli dopo con il titolo “Diario di viaggio di un gentiluomo milanese, Parigi 1784”. Nella capitale francese fu ricevuto dal conte (principe) d’Artois, fratello di Luigi XVI, il quale volle sapere alcuni dettagli sulla sua ascensione nel cielo lombardo.
Paolo Andreani, a proposito di questo contatto personale, scrisse nel suo diario: “Ammirai l’affabilità del principe, quantunque non molto amico delle scienze e non molto istruito”.
Si recò poi a Londra e condusse una spedizione scientifica in Scozia in compagnia di personaggi francesi d’alto livello. Dopodiché volle intraprendere un viaggio nel continente americano.
Attraccò nel porto di New York il 6 giugno 1790 e quasi subito volle studiare da vicino usi e costumi delle popolazioni native americane nonché approfondire l’organizzazione politica della neonata repubblica degli Stati Uniti.
Espresse giudizi con una perentorietà molto diretta non solo sulla classe politica locale, ma persino sull’abbigliamento delle signore, osservate “perdenti” sotto questo profilo rispetto alle dame europee.
Incontrò il presidente Jefferson, del quale conserverà un amabile ricordo, per poi partire verso il Quebec, in Canada, ove studiò molto da vicino l’antica popolazione locale. In seguito si avventurò in un viaggio di alcune migliaia di chilometri, in canoa e a piedi, attraverso la regione dei Grandi Laghi, posta al confine tra il Canada e gli Stati Uniti.
Impressioni ed emozioni vissute furono riportate dettagliatamente nel suo diario “Giornale di viaggio”. Ma la nostalgia di casa si farà presto sentire. Ripartì dall’America nel 1812 e alcuni anni dopo il suo arrivo in Europa si stabilì a Nizza, quasi inabile e indigente per aver dilapidato parecchie sostanze. Lo assistette il fratello Giovanni Mario sino alla morte, avvenuta nella stessa città di Nizza (ancora italiana prima dell’annessione francese) nell’anno 1823.