sabato, Novembre 30, 2024
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BREVI TRACCE DI VITA DI ARTURO TOSCANINI

di Carlo Radollovich

Parmigiano sino all’osso, Toscanini nasce il 25 marzo 1867 e assiste, sin da bambino, ai frequenti litigi familiari tra mamma Paola, cucitrice, e il papà Claudio, sarto, non alieno dal bere alcuni bicchieri di vino, con una certa frequenza, in compagnia di amici.

Una maestra del luogo, Lucia Vernoni, si accorge della sua passione per la musica e, d’accordo con i genitori, gli impartisce lezioni di solfeggio e di pianoforte completamente gratis. Ammesso a soli nove anni al Conservatorio di Parma, il ragazzo mette subito in luce grandi doti, sia al pianoforte sia al violoncello, e non appena conseguito il diploma per entrambi gli strumenti firma un contratto, a soli diciotto anni, che lo legherà per una stagione all’opera italiana che è attiva a San Paolo, Brasile.

Applauditissimo in Sud America, il giovane Arturo, rientrato in Italia si rende conto che qui la realtà musicale è completamente diversa. Dopo aver suonato in diversi teatri di provincia, non si lascia sfuggire una ghiotta occasione: gli riesce di farsi scritturare come violoncellista presso la “squadra” di Giuseppe Verdi che sta allestendo l”Otello” alla scala.

Nel giugno del 1897 sposa la ventenne Carla De Martini (che gli darà quattro figli) e organizza un ricevimento privato a Conegliano Veneto, volendo tener lontana la stampa. E quando si accorge che una banda musicale sta per tributargli un saluto festoso, va su tutte le furie, mettendo in mostra il suo scorbutico carattere.

La stagione 1897 – 1898, presso la Scala, si presenta molto critica, tanto che tutti gli spettacoli vengono presto cancellati. Sarà invece il trentunenne Toscanini, unitamente a Giuseppe Gatti Savazza, a far ripartire con determinazione il glorioso teatro. Egli promuove con l’occasione diverse iniziative che alcuni giudicano addirittura troppo rivoluzionarie. Ne citiamo alcune: sipario che si chiude al centro anziché essere calato dall’alto, nessun cappello per le signore sedute in platea, ingresso vietato ai ritardatari, divieto di richiedere i bis.

A quest’ultimo proposito, si scontra apertamente con l’imprenditore Uberto Visconti di Vimodrone e durante la rappresentazione del “Ballo in Maschera” abbandona il podio.

Toscanini, durante la Grande Guerra, si impegna in una serie di concerti a favore dei soldati e negli anni Trenta, quando rifiuterà di dirigere “Giovinezza”, suscitando inimicizie da parte di diversi gerarchi fascisti, decide di partire per l’esilio, andando a vivere negli Stati Uniti. Rientra a Milano poco dopo la fine del secondo conflitto mondiale e resta impietrito nell’osservare Milano semidistrutta dalle bombe. Mette subito a disposizione la sua casa di via Durini per ospitare alcuni senzatetto.

Poi, l’11 maggio 1946, alla Scala, si emoziona dirigendo le melodiose note del “Nabucco”. Ma avverte molta nostalgia per la sua famiglia e decide perciò di lasciare l’Italia per raggiungere New York. Si spegnerà in una nevosa giornata invernale: era il 16 gennaio 1957. Ai funerali, celebrati a Milano, assistette un’imponente marea di persone.

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