di Stefania Bortolotti
Si è svolto nei giorni scorsi a Firenze – organizzato dalla Fondazione Onlus “Centro per la Lotta contro l’Infarto” – la XXXVII° edizione del Congresso “Conoscere e Curare il Cuore”. Il Congresso ha costituito il primo importante momento di confronto scientifico grazie al quale, i cardiologi italiani, lontano dalla frenesia dell’emergenza e della pressione mediatica, hanno avuto la possibilità di confrontarsi, interrogarsi e condividere alcuni argomenti sul cuore.
Ecco qualche esempio…
Nelle ultime due decadi, un interesse crescente è stato rivolto al possibile legame tra parodontopatia e malattie cardiovascolari. I primi studi epidemiologici osservazionali che esaminavano l’associazione tra igiene orale e malattie cardiovascolari avevano dimostrato che la scarsa salute periodontale era associata ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari. È stato esaminato un campione della “Scottish Health Survey” comprendente 11.869 soggetti senza malattia cardiovascolare nota al basale. Inoltre, in un sottogruppo di 4.830 pazienti, i ricercatori valutavano l’esistenza di un’associazione tra il lavare poche volte i denti ed il riscontro di aumentati livelli ematici di Proteina C Reattiva (PCR) e fibrinogeno, marcatori rispettivamente di infiammazione e, per il secondo, anche di ipercoagulabilità. I risultati dello studio evidenziavano come, in otto anni medi di follow-up, si fossero manifestati 555 eventi cardiovascolari globali, di cui 70 fatali. Il 74% degli eventi cardiovascolari totali era di origine coronarica, dimostrando come i soggetti che lavavano poco i loro denti avessero un più alto rischio di malattia cardiovascolare.
Il pattern (schema) dietetico è cambiato significativamente negli ultimi decenni, e si stima che dal 20 al 30% degli adulti oggi salti la colazione. Ad oggi ci sono evidenze sul fatto che saltare la colazione possa essere associato allo sviluppo di aterosclerosi subclinica con conseguente aumento di morbilità e mortalità cardiovascolare. Più recentemente uno studio pubblicato da “Uzhova et al.” ha fornito importanti elementi a dimostrazione della presenza e distribuzione delle lesioni aterosclerotiche vascolari subcliniche nei soggetti che saltano la colazione. I risultati dello studio evidenziavano come il gruppo di soggetti che saltava la colazione rispetto a chi l’assumeva regolarmente, aveva un più alto carico aterosclerotico polidistrettuale con una più alta prevalenza di aterosclerosi non coronarica indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio cardiovascolari convenzionali. Il messaggio importante dello studio resta che l’abitudine a saltare la colazione è un importante marcatore per individuare categorie ad aumentato profilo di rischio cardiovascolare su cui indirizzare misure preventive e terapeutiche più efficaci.
“Grazie alle strategie di imaging intracoronarico ad alta risoluzione” – commenta in generale Francesco Prati, Presidente della Fondazione Centro per la Lotta contro l’Infarto – “è possibile pianificare strategie sempre più mirate e personalizzate per la cura delle patologie cardiovascolari.Numerosi studi retrospettivi hanno documentato che la maggioranza delle placche responsabili di eventi coronarici acuti sono di grado lieve alla valutazione angiografica basale. Pertanto, la sola coronarografia non è uno strumento affidabile per l’identificazione delle stenosi a rischio di instabilità”.