martedì, Aprile 23, 2024
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Frida Kahlo: la passione per la vita

di U.Perugini ….

La mostra della grande pittrice messicana  è aperta fino al 28 marzo 2021 alla Fabbrica del Vapore in via Procaccini 1

Non aspettatevi di vedere opere di Frida Kahlo nella mostra a lei dedicata alla Fabbrica del Vapore. Ce n’è una sola. per la prima volta esposta in Italia, che si rifà a un ricordo triste della sua infanzia (1938), intitolata “Piden Aeroplanos y les dan Alas de Petate”. Frida ricorda quando era piccola, colpita dalla poliomielite e sognava di volare, ma le ali che le regalano non glielo permettono. In mostra, vi sono anche alcune litografie acquerellate originali di Diego Rivera, il suo uomo.

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Viva la vida!

Di Frida, gli organizzatori – Navigare srl – più che l’artista, la grande pittrice, hanno cercato di ricreare le atmosfere in cui questo straordinario personaggio ha vissuto. I luoghi in cui viveva, la cultura popolare messicana che respirava – piena di maschere, teschi, ex voto – le musiche di cui si circondava, i colori vistosi degli abiti che indossava. E questa si è rivelata un’operazione apprezzabile perché ha fatto appello ai sensi. La mostra, come si usa oggi, sollecita più che altro proprio l’aspetto sensoriale, multimediale, immersivo, parla il linguaggio delle emozioni. Un linguaggio universale che arriva a tutti. Forse un po’ superficiale ma di grande impatto.

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Caos? No, forse solo creatività

Il sottotitolo della manifestazione ripreso da una famosa affermazione di Nietzsche: il caos dentro, forse non rende in pieno l’idea del carattere di Frida, che non era una donna comune. Intelligente, piena di vita nonostante le numerose disgrazie che la devastarono nel corpo e nell’animo (dopo la poliomielite, il gravissimo incidente stradale a 23 anni), eppure piena di fuoco, di amore, di passione. Per tutti, uomini e donne. Caratteristiche queste che resero tumultuosa e convulsa la sua esistenza ma che facevano parte del suo modo d’essere.

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Il caos creativo di Frida Kahlo

Se di caos vogliamo parlare, allora è proprio il caso di definirlo “caos creativo”, perché non si fece mai sopraffare dal destino e seppe affrontarlo con coraggio, con spirito indomito, un esempio concreto per chi non si vuole arrendere di fronte ai problemi  e continua ad amare la vita, goderla, fino alla fine, nonostante tutto. E sempre con la voglia irrefrenabile di essere se stessa con i propri difetti e le proprie capacità, prima fra tutte quella di saper cogliere lo spirito del suo popolo, soprattutto di quello più emarginato, per trasferire attraverso la pittura l’idea di una società più giusta e libera. Un’utopia vissuta con intensità, velleità forse, dove l’arte avrebbe dovuto fungere da detonatore.

20201008_120050Casa Azul: amori, dolori, passioni

Il viso di Frida ci accoglie appena si entra. Nei suoi autoritratti – riprodotti con un particolare sistema di retroilluminazione modlight – e nelle fotografie. Un’icona ormai entrata nell’immaginario collettivo. Ci accolgono le pareti blu della Casa Azul, riprodotta con fedeltà, anche nei particolari più minuti. La sua stanza da letto, il grande baldacchino di legno,  e lo specchio che l’aiutava a ritrarsi quando giaceva distesa a letto. L’atelier, il giardino che ospitava diversi animali, scimmie, pappagalli, e la dedica: “Frida y Diego vivieron in esta casa 1929-1954”. Il loro fu un matrimonio tumultuoso: si sposarono nel 1929, divorziarono nel 1939 e si rimisero insieme pochi anni dopo, fino alla morte di lei.

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Frida e Diego: un rapporto complesso

Nel piano superiore della mostra c’è ancora Frida, ma vista dagli occhi di Diego. Le lettere che le scrisse, le fotografie, i disegni, le cartoline che si inviarono. E le tracce dei loro tradimenti. Numerosi da una parte e dall’altra. E poi la stanza di Arévalo, uno dei curatori della mostra con Maria Rosso, considerato uno dei critici d’arte latinoamericani più attivi in Europa. Qui riecheggiano le note delle canzoni messicane più famose. Ricordate. “Cielito lindo”?

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Il Messico negli abiti e nell’artigianato

Dal Messico arriveranno anche gli abiti realizzati da Milagros Ancheita, stilista di Veracruz, che ha riprodotto gli abiti di Frida: gonne ampie e coloratissime, scialli e camiciole, copricapo e collane, mettendoci dentro la passione e il valore dell’artigianato messicano. Ci sarà anche la restauratrice Alejandra Matiz, figlia di Leo Matiz, uno dei fotografi più importanti del XX secolo che scattò diverse foto alla pittrice, di cui divenne grande amico.

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Frida dappertutto

E ancora i grandi murales di Diego Rivera che realizzò a Detroit, San Francisco, Città del Messico. E la riproduzione dei busti in gesso che indossava Frida, a causa dei suoi problemi con la spina dorsale e che lei istoriava con disegni, simboli, frasi.

Ma la mostra è ricca anche di altri interessanti spazi da scoprire, come i francobolli dedicati all’artista, un filmato della sua vita, e lo spazio finale per chi vuole divertirsi con una esperienza multisensoriale emozionante, video ad alta risoluzione, suoni ed effetti speciali.

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Insomma, una mostra da vedere, con lo stesso spirito con cui si va a trovare una vecchia amica, che sappiamo saprà sempre accoglierci con un sorriso e stupirci con la sua creatività e il suo modo non conformista di guardare il mondo e di sperare che possa cambiare in meglio.

Fabbrica del Vapore: dal lun. a ven. 9,30-19,30; sab.dom e festivi 9,30-21,00. Biglietto: 15 euro con agevolazioni e riduzioni. 

 

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