di Ugo Perugini …..
Elio Germano in Volevo nascondermi ha vinto alla Berlinale 2020 il titolo di migliore attore per la sua interpretazione del pittore Antonio Ligabue (1899-1965). La motivazione è la seguente: “Premiamo Elio Germano per il suo straordinario lavoro nel catturare sia la follia esteriore che la vita interiore dell’artista Antonio Ligabue”.
Purtroppo, a causa del coronavirus il film di Giorgio Diritti che doveva uscire in questo week end, è stato spostato a data da destinarsi.
Ma Ligabue avrà un altro importante omaggio nel prossimo mese di aprile a Parma, quando all’interno del cinquecentesco Palazzo Tarasconi, vi sarà una grande esposizione delle opere di Ligabue (72 dipinti e 4 sculture, insieme a 15 opere plastiche di Michele Vitaloni.
L’esposizione, curata da Augusto Agosta Tota, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, organizzata dal Centro Studi e Archivio Antonio Ligabue di Parma, promossa dalla Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, inserita nel calendario d’iniziative di Parma 2020 Capitale Italiana della Cultura, presenta opere significative dell’artista, nato a Zurigo e morto a Gualtieri, dagli autoritratti, ai paesaggi, agli animali selvaggi e domestici.
“Ho incontrato per la prima volta Ligabue nel 1951 – ricorda Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma – e da allora non l’ho più perso di vista, nemmeno dopo la sua morte, avvenuta nel 1965”.
“Non è un caso che questa rassegna si tenga a Parma – prosegue Augusto Agosta Tota – città che ha visto, nei primi anni settanta, l’inizio della mia attività come operatore culturale ed editore, incentrata sull’arte marginale, principalmente la scoperta e la valorizzazione di Antonio Ligabue, artista che avevo conosciuto e frequentato e delle cui opere mi ero innamorato, al punto da cercare di proporle e di farle apprezzare oltre i limitati confini provinciali, in cui allora era isolato, con iniziative che hanno toccato le più importanti capitali dell’arte mondiale, da Amburgo (1977), a Toronto (1978), a Parigi (1982), e poi ancora a Firenze (2010), a Singapore (2017), a Mosca (2018), a Chengdu (2019)”.
L’iniziativa riveste inoltre un altro importante significato perché il 18 febbraio è scomparso Flavio Bucci, l’attore che aveva dato volto ad Antonio Ligabue, nel film diretto nel 1982 da Salvatore Nocita.
A partire dagli autoritratti, che costituiscono una perenne e costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di smarrimento; il suo volto esprime dolore, fatica, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato.
“C’è il mondo interiore che si esibisce nei suoi autoritratti – afferma Vittorio Sgarbi – Ligabue parla con se stesso, si chiede e ci chiede qualcosa. Anche in questo caso è evidente il disagio. Ligabue si batte la testa con un sasso, cerca di scacciare gli spiriti maligni. L’autoritratto non è una forma di narcisismo, esprime la necessità di capirsi meglio, in un processo di autoanalisi. L’autoritratto è l’immagine del malessere, e Ligabue ci tiene a farlo conoscere”.
In occasione della mostra di Parma, la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma presenterà il “Catalogo generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni”, in tre volumi, (edizione bilingue italiano e inglese) con testi, tra gli altri, di Augusto Agosta Tota, Vittorio Sgarbi, Flavio Caroli, Marzio Dall’Acqua.
La mostra Ligabue e Vitaloni. Dare voce alla natura resterà aperta dal 2 aprile – 27 dicembre 2020
Orari:
10.00-19.30 tutti i giorni, tranne lunedì non festivi
Biglietti:
Intero 10,00€ Ridotto 8,00€ under 26 e over 65, gruppi di almeno 15 persone
https://www.youtube.com/watch?v=D5oC_NYpV0s&feature=emb_title