Abbiamo ricevuto e pubblichiamo il comunicato dei Pedagogisti di APEI
Lettera aperta
Al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini
Alla stampa
Ai soci APEI
e.p.c al presidente APEI Alessandro Prisciandaro.
Oggetto: Abusi e ladri di bambini a Bibbiano. Richiesta di incontro con il presidente della Regione Emilia-Romagna da parte di “APEI” Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani per presentare le proposte di APEI.
“Il sonno della ragione genera mostri” ci dice Goya con il suo inquietante dipinto…ma cosa c’è di più inquietante di quanto è successo a questi bimbi?
Noi educatori e Pedagogisti di APEI, diciamo che anche il SONNO DELL’EDUCAZIONE GENERA MOSTRI e ricorso al principio del “sorvegliare e punire” con le telecamere.
Il caso di Bibbiano (Reggio Emilia) è un episodio isolato, oppure un sistema collaudato da anni, come sembrano rivelare le indagini condotte dai Carabinieri di Reggio Emilia, ormai unica istituzione rimasta solidamente attaccata ai principi costituzionali?
Ma un sistema così vasto e corrotto regge negli anni senza una diffusa complicità ambientale, in cui controllori e controllati, abusati e abusanti, medici e malati, assistiti e assistenti non sono legati a doppio filo, pena la loro sopravvivenza? In Italia esistono realtà di eccellenza, in cui il sistema di protezione e garanzia della qualità regge e altre in cui è totalmente assente.
Caro presidente nella nostra terra, che comunque è riconosciuta a livello mondiale per i migliori servizi educativi per l’infanzia, come sono possibili questi abusi? Forse per un eccesso di medicalizzazione del disagio, non tanto infantile, quanto quello della genitorialità?
Chi si occupa di genitorialità in Emilia-Romagna? Il problema andrebbe affrontato alla radice … quando si arriva all’affido significa che qualcosa non ha funzionato prima, nel Patto Educativo ossia nelle relazioni Famiglia, Enti locali e Scuola. Occorre prevenzione educativa precoce e non solo caccia ai disturbi e psicologizzazione della vita quotidiana come scrive Frank Furedi.
La prevenzione educativa primaria si fa con la pedagogia … la scienza dell’educazione.
Per questo chiediamo un incontro con Lei presidente per presentarle le nostre proposte come APEI (Associazione Pedagogisti Educatori Italiani) che da anni si batte per mettere la Pedagogia al centro della vita dei bambini e degli adulti.
Le denunce, se risultassero veritiere, mostrerebbero per la prima volta, una realtà che si reggerebbe economicamente solo con la sofferenza altrui, in cui il sistema di protezione ed accompagnamento per i più deboli, verrebbe intercettato e stravolto per fini di arricchimento personale per pochi e di sopravvivenza lavorativa per molti.
Non a caso, parliamo di una realtà lavorativa ed economica in cui le garanzie sindacali sono pari a zero, gli operatori sono pagati a singhiozzo, e la competenza professionale si riduce alla fase di intercettazione dei finanziamenti, di progettazione di attività sulla carta, dentro un sistema di controlli ridotti a lumicino.
Certo ci sono centri di eccellenza, proprio nella città ora al centro dell’orrore, e migliaia di operatori che fanno della relazione d’aiuto non solo un lavoro, ma anche lo scopo della loro vita e personalmente abbiamo incontrato tanti di loro.
Ma siamo davanti alla punta di un iceberg che ancora deve svelare tutti i suoi misteri. A nostro avviso qualcosa è possibile fare!
1) controllore e controllato devono essere organi indipendenti e con poteri sanzionatori e decisionali,
2) si deve fare una chiara distinzione, evitando fino al 4 grado di parentela, tra chi decide l’intervento di protezione e chi guadagna migliaia di euro per accogliere il minore;
3) i rimborsi vanno operati con immediatezza (max 60 giorni) con presentazione di fattura, basta con le quote fisse senza giustificativi, bilanci pubblici e controlli della Finanza sulla reale destinazione dei fondi:
4) il sistema di protezione va riformato con incarichi pubblici, strutture pubbliche o miste, organi di controllo dei risultati raggiunti:
5) una formazione dei servizi e degli operatori più pedagogica ed un coordinamento pedagogico, in tutti i servizi di accoglienza dei minori che richiedono, innanzitutto, una prevenzione educativa primaria, e non discutibili pratiche “psicologiche” che permettono abusi e mistificazioni interpretative della realtà emotiva e socio-relazionale dei bambini come quello perpetrato ai danni dei bambini di Bibbiano.
Dunque, lo ribadiamo, investire maggiormente sull’educazione e non sulla cura psicologica/medica spesso non necessaria o sul controllo antieducativo delle telecamere.
6) un tavolo ministeriale immediato per riformare il sistema di accoglienza, con il coinvolgimento di tutti gli attori del lavoro di rete, sia associazioni di educatori e pedagogisti che albi e/o ordini professionali.
Perché un lupo cattivo (il caso isolato, la classica mela marcia) lo si può uccidere, ma se parliamo di un virus corruttivo, nato da un sistema malato, in cui operatori precari e sottopagati, devono assistere uno che sta peggio di loro è il sistema che non funziona. Non può funzionare! Ma allora come ha retto finora? Il sistema ha retto sulle spalle di decine di migliaia di giovani educatori che hanno bruciato i migliori anni della loro vita con la loro passione educativa, con il loro sacrificio, senza manco essere pagati! Sostituiti da ondate di precari, sottoccupati, senza titoli e, da oggi da neo laureati o sanati dalla legge 205/17 (ogni anno le facoltà di pedagogia ne sfornano decine di migliaia) che rimpolpano le file degli addetti al lavoro sottopagato, con notti passive, turni massacranti e faticosi, e da una verifica dei risultati raggiunti pari a zero. Il tasso di mortalità occupazionale è altissimo, la sindacalizzazione del settore è pari a zero, la sicurezza lavorativa e la prospettiva di vita … meglio non parlarne. Nessuno investe nel sociale, chi può scappa o spera in un concorso e ne consegue un abbassamento della tensione qualitativa per ricercare altrove, le proprie soddisfazioni professionali.
Eppure, questo mondo è ricco di preziose risorse umane, che andrebbero valorizzate con un sistema che premia le eccellenze, crea servizi, abolisce lo scandalo della progettazione/finanziamento ormai in mano a pochi eletti e dia stabilità ai lavoratori, unica garanzia non solo di democrazia, ma di qualità nei servizi educativi.
Nel ringraziarLa per l’attenzione si resta a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione e chiarimento.
La referente APEI Emilia-Romagna Pedagogista Stefania Costa
La Vice referente APEI Emilia-Romagna Pedagogista Barbara Bonacorsi
Il consigliere nazionale APEI Ermanno Tarracchini
Il Presidente Nazionale APEI
(Associazione Pedagogisti Educatori Italiani)
Pedagogista A. Prisciandaro
cell. 3297309309
E per Apei Emilia-Romagna:
La Pedagogista Stefania Pasella Socia Apei
La Pedagogista Simona De Martino Socia Apei
La Pedagogista Simona Fazio Socia Apei
La Pedagogista Adravanti Cristina Socia Apei
La Pedagogista Marika Trenti Socia Apei
L’Educatrice Professionale Mascia Lenzi Socia Apei