di Carlo Radollovich
Palazzo Sormani (via Francesco Sforza 7) custodisce un vero e proprio “gioiello”: la sala del Grechetto. Si tratta di un ampio locale, in cui si tengono conferenze, alle cui pareti sono appese ventitré tele di notevoli dimensioni che mettono stupendamente in evidenza la favola di Orfeo mentre sta ammaliando gli animali, visibilmente incantati dalla sua musica.
Sino ad alcuni anni fa si riteneva che tali tele fossero opera di Giovanni Benedetto Castiglione detto “Il Grechetto” (1609 – 1664), che con le sue pennellate sottili e incisive aveva realizzato altrove quadri assai ricchi di figure riproducenti animali, riscuotendo vivi consensi anche da parte dei Gonzaga di Mantova, ove egli fu pittore di corte dal 1651.
La critica, tuttavia, ritiene che i dipinti collocati nella sala del Grechetto siano in realtà opera di un artista anonimo, di estrazione nordeuropea, chiamato “Pittore di Palazzo Lonati-Verri”. In effetti, presso Palazzo Verri, situato in via Monte Napoleone, erano già presenti le opere di questo artista che aveva raffigurato nelle sue tele molti animali sino ad allora conosciuti (oltre a figure di carattere mitologico). Esse furono sistemate nel 1880 presso Palazzo Sormani ed esposte nel 1903 cercando di ricostruire la sequenza originale in cui erano disposte. Si fece riferimento, a questo proposito, ad un dipinto di Francesco Colombi Borde.
Concludiamo con una testimonianza relativa alle Cinque Giornate di Milano, visibile a Palazzo Sormani, in un piccolo locale a piano terra (subito a sinistra entrando dal portone principale). Si tratta di una grossa sfera metallica, incastratasi in corrispondenza dell’apertura di una finestra, e cioè un proiettile d’artiglieria sparato durante l’insurrezione milanese che stiamo ricordando proprio in questi giorni.