Nasce a Roma nel 1905 con il nome Anna Maria Menzio e, ancora giovanissima, si dedica allo studio del violino. Ma quando compie diciotto anni, tutta presa dalla sua passione per il teatro, lascia la famiglia per trasferirsi a Milano.
Qui, nel 1937, viene scritturata da Macario e la sua ineguagliabile verve in scena si pone subito all’attenzione degli spettatori nel corso della rivista “Piroscafo”. Infatti, la sua immagine onirica, completamente al di fuori della realtà quotidiana, incanta anche la critica che si occupa del teatro di varietà.
E lei, nel ruolo di una fascinosa soubrette, interpreta un ruolo del tutto particolare, sempre immersa in quella totale artificiosità che piace al pubblico. Ma il governo del Ventennio impone all’attrice di italianizzare il proprio cognome, che si trasformerà in “Osiri” sino al 1945.
Tuttavia, il noto giornalista Orio Vergani sminuisce l’importanza di questa storpiatura creando per lei un soprannome che valorizza ancora meglio la sua presenza in scena: “Wandissima”. Canta in modo decisamente kitsch, che però riesce a trasformare in applaudite melodie sentimentali.
Uno dei suoi pezzi forti è appunto la canzone “Sentimental”, che interpreta scendendo da una scala lunghissima, attorniata dai suoi inseparabili boys. Altro punto di riferimento per la Wandissima sono le rose da distribuire agli spettatori delle prime file. Non si tratta di comuni fiori, bensì di rose Baccarat, espressamente profumate con Arpège.
Il suo corpo si presenta tinto con ocra, capelli spesso decolorati. E i suoi abiti di scena ? Sono sempre molto ampi, a volte persino démodé, sostenuti da crinoline. La fortuna accompagna Wanda Osiris tra gli anni Trenta e l’inizio degli anni Sessanta. Tutti concordano nell’affermare che le sue prime milanesi, al top della mondanità, gareggiano per lusso e sfarzosità con quelle della Scala.
Lei, in quell’arco di tempo, si trova affiancata dai più prestigiosi nomi del teatro leggero, da Macario a Rapporto, da Lionello a Manfredi. Purtroppo per la Wandissima, il mondo della rivista sta per decadere. Sbocciano infatti nuove pimpanti figure femminili come Lauretta Masiero, Delia Scala e Marisa del Frate che contribuiscono a collocarla su posizioni vicine ad un inesorabile tramonto.
Concede interviste, la rivediamo sul grande schermo in una particina del film “Polvere di stelle” e nel 1992 si presta ad una parodia musicale ne “La donna del mistero”. Ma la sua lunga carriera è giunta proprio al termine. Si spegne a Milano nel 1994, amorevolmente curata dalla figlia Ludovica.