giovedì, Dicembre 19, 2024
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UNA VECCHIA SALA CINEMATOGRAFICA

di Carlo Radollovich

Negli Settanta, percorrendo il corso Vittorio Emanuele, ci si imbatteva in una quindicina di sale cinematografiche, tra cui Mignon, Ariston, Ambasciatori, Apollo, Corallo, Arlecchino. Purtroppo, la concorrenza esercitata da numerose vetrine di spicco (vedi abiti alla gran moda, orologi di importanti marche, calzature, eccetera), decretava il triste tramonto di comode poltrone e di rilassanti schermi, grazie ai quali si poteva vivere, spesso con emozione, un numero infinito di storie.

Oggi sopravvive soltanto l’Odeon, in via Santa Redegonda, tramutato in multisala.

Ma qualche anziano milanese ricorderà in particolare, quasi con affetto, il vecchio cinema Astra, aperto nel 1941 con 1100 posti a sedere. Essendo stato inaugurato a guerra già iniziata, poteva disporre nei suoi sotterranei di un valido rifugio antiaereo.

Per la verità, già in precedenza, l’Astra si considerava erede del cinema-teatro Excelsior, la cui attività risaliva al 1905. Inoltre, verso la metà degli anni Dieci, il locale venne ampiamente ristrutturato e ammodernato. Subentrarono nuovi proprietari e fu ribattezzato con un nome all’apparenza molto curioso: “Silenzioso”. In effetti, si volle dare lustro ad una novità importante per quegli anni e cioè la completa insonorizzazione della cabina di proiezione, che risparmiava agli spettatori il fastidioso ronzio del proiettore.

Oggi, nel negozio che ha preso il posto del cinema, si può ancora ammirare l’atrio circolare enfatizzato da un magnifico scalone a tenaglia che conduce direttamente alla ex galleria.

Dopo il secondo conflitto mondiale, l’architetto Alessandro Rimini disegnò e realizzò i corrimani retti da caratteristiche colonnine, inserendo contemporaneamente particolari vetri con grafie floreali.

Gli anni d’oro della sala furono quelli che intercorsero tra dal 1956 al 1973 e cioè quando la sua gestione venne affidata alla Metro Goldwyn Mayer, la quale impostò da subito una programmazione di film di vera eccellenza. E poi, all’interno della sala, la temperatura dell’aria veniva costantemente monitorata, lo schermo subiva sostituzioni almeno una volta all’anno per garantire sempre una perfetta luminosità di fondo alle proiezioni, mentre una soffice moquette assicurava ai presenti un gradito e delicato comfort. E infine un tocco quasi magico: ogni pellicola veniva anticipata con il classico ruggito del leone, l’immancabile e prestigiosa icona della MGM.

Un lembo di quella Milano non esiste più, sostituito quasi con prepotenza dalla gran moda e conseguentemente dal business…

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