lunedì, Novembre 18, 2024
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LA VECCHIA NUMERAZIONE CIVICA DELLE ABITAZIONI

di Carlo Radollovich

In via Sant’Andrea, al civico 8, si nota un numero strano sopra il portone e precisamente l’ 828, mentre al civico 9 è osservabile una  serie di numeri apparentemente inspiegabile. Per non parlare della famosa casa degli Omenoni, via Omenoni 3, ove spicca sopra la porta il numero 1722.

Una persona non esperta di numerazioni civiche potrebbe essere tratta in inganno, classificando il 1722 come data di costruzione dell’edificio. Nulla di più falso, poiché lo stabile venne realizzato nel 1565 circa. Ma altri numeri, davvero curiosi, sono visibili ad esempio in piazza Mercanti, in via Bagutta, in via Durini, eccetera.

Gli antichi numeri che ci sorprendono sono relativi  alla vecchia numerazione civica dei palazzi, inseriti al tempo della dominazione austriaca, per precisa volontà dell’imperatore Giuseppe II. Venne incaricato a tale scopo il marchese Ferdinando Cusani, ciambellano imperiale dal 1758 e successivamente Giudice delle Strade (1785) per la regolamentazione delle vie urbane. Egli si occupò pure di inserire il nome delle varie strade ad ogni crocicchio.

I primi numeri civici, che oggi osserviamo con un certo stupore, vengono pure denominati “teresiani”, perché utilizzati ai tempi di Maria Teresa d’Austria, madre di Giuseppe II. Si partiva dal Palazzo Reale (nr.1) per poi procedere a spirale, dal centro sino alla periferia, che allora si identificava come confinante con le mura spagnole.

Nel 1830, essendo aumentate  notevolmente le case di Milano, si decise di immettere una vocale prima del numero (il nr.400 diventava 400A il 500 si trasformava in 500A e così via) al fine di individuare meglio gli stabili. Ma questa esperienza numerica non diede buoni frutti, tanto che nel 1866, sotto l’Italia, venne adottato l’attuale sistema. I numeri civici venivano fissati per ogni singola via, partendo dal centro.

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