Anzitutto un breve flash riguardante le origini del nome Porta Ticinese, quell’ingresso in città denominato anche Porta Cicca dai vecchi milanesi. Sicuramente il nome deriva da “Ticino”, l’importante corso d’acqua che consentiva il trasporto delle merci provenienti dalla Svizzera, con l’ausilio del Naviglio Grande, sino a Milano.
Per quanto concerne la definizione di Porta Cicca, essa venne coniata sotto la dominazione spagnola. Infatti, il vocabolo “chico”, tradotto dallo spagnolo, significa “piccolo” e da qui si arguisce che la vecchia Porta era di dimensioni ridotte, per nulla raffrontabili con quelle attuali.
Va ricordato che, attraverso quell’ingresso, in parte risistemato, entrava in città, nel giugno del 1800, il grande Napoleone Bonaparte, il quale aveva inflitto alle truppe austriache una sonora sconfitta a Marengo (ora in provincia di Alessandria), tanto che il generale Michael von Melas fu costretto a battere in ritirata con tutta fretta.
Napoleone portava con se’ una ventata di incoraggianti ideali, ossia quei principi rivoluzionari che, nel nome della libertà e dell’uguaglianza, incantavano e affascinavano i lombardi. Per la verità, all’inizio si manifestò qualche incertezza, ma poi scoppiò un vero e proprio entusiasmo. E Porta Ticinese, per alcuni anni, si chiamò Porta Marengo. Vennero istituite le prefetture e addirittura varate alcune autonomie amministrative locali, gradite dalla popolazione.
Si effettuò una modifica alla vecchia Porta Cicca, ma la vera novità su questo ingresso fu il nuovo progetto di ampie dimensioni affidato all’architetto Luigi Cagnola, che lo concretizzerà tra il 1802 e il 1814.
Ora non si può fare a meno di citare una ironica curiosità relativa a questa Porta. Qui, accanto all’ampio berretto frigio e ad altri simboli che sottolineavano la riconquistata libertà (?), veniva collocata una statua femminile in gesso o cartapesta, che rappresentava una sorta di inno al cambiamento politico instaurato.
Purtroppo, tale figura femminile ricalcava una straordinaria somiglianza con una conosciuta escort milanese, una certa Dionisia, che esercitava presso il vecchio quartiere del Bottonuto, non lontano dal Palazzo Reale. Scene di ilarità e di molte risate tutt’altro che nascoste, all’indirizzo della statua, non si contavano più.
Le autorità cittadine si videro costrette ad abbattere tale simbolo, sostituendolo con effigi severe di spade e di bilance della giustizia.
Come si accennava, la nuova Porta venne terminata nel 1814 e l’anno seguente le glorie di Napoleone decaddero rovinosamente (vedi sconfitta a Waterloo nel mese di giugno), tant’è che dalla struttura in stile neoclassico vennero eliminati non soltanto decorazioni auliche, ma anche “contrassegni” di sapore imperiale. Venne semplicemente scolpita la significativa scritta, tuttora visibile: Paci populorum sospitae (alla pace liberatrice dei popoli).