Scorreva qui un corso d’acqua che traeva origini dal fiume Olona. Questo canale si immetteva nella città e i suoi miasmi, fonte purtroppo di malattie che colpivano i lavoratori più deboli e malnutriti, ammorbavano l’aria dei dintorni e non solo.
Ma chi erano coloro che svolgevano la propria attività attorno alla malsana piazza Vetra ? Principalmente si trattava di bassa manovalanza addetta alla concia delle pelli, ottenute da pastori e dalle poche macellerie.
Erano numerosi i giovanissimi che venivano qui impiegati da artigiani senza scrupoli che li sottoponevano a duri sforzi sino a dodici / quattordici ore al giorno. Essi si accontentavano, in tempi di carestia, di qualche tozzo di pane e di misere fette di polenta. Per la concia si faceva uso di tannini naturali (da non confondere con quelli attuali), provenienti dalla decomposizione delle foglie di diversi alberi.
Il processo di lavorazione era legato a tempi decisamente lunghi, dopodiché i residui della lavorazione, maleodoranti e infetti, venivano scaricati direttamente nel canale.
Ma quanto ci ricorda la vera e propria piazza della Vetra dei secoli passati ? Riportiamo un brano dello storico milanese Serviliano Lattuada (1704 – 1764), scritto nella sua “Descrizione di Milano, ornata di molti disegni…” Eccolo: “Sortendo da San Lorenzo (…) e calando per la scala doppia di sasso vivo, si incontra una piazza ove si innalzava il patibolo per dare la morte ai delinquenti.”
Si tratta per l’appunto di piazza Vetra, tristissimo luogo al centro di parecchie torture (talvolta anche di smembramenti corporei) prima di giustiziare i colpevoli con l’impiccagione. Va tuttavia ricordato che qui venivano portati al patibolo, per gravi reati, solo gli appartenenti al popolino. Per contro, ai personaggi di nobile casata, macchiatisi di delitti o altro, veniva loro riservata la piazza dei Mercanti.
Vale la pena di menzionare che in piazza della Vetra vennero giustiziati nel Cinquecento gli assassini Battista Scorlino e Giacomo Legorino, i quali tesero centinaia di agguati agli ignari passeggeri che attraversavano a bordo delle carrozze il bosco della Merlata, all’esterno della cinta muraria della città. Prima li depredavano e poi li uccidevano.
Le supposte streghe del secolo XVI, tra le quali ricordiamo Gabbana la Montina e Isabella Arienti (si diceva che insegnassero agli uomini pratiche demoniache) furono arse vive. Stessa sorte capito’ agli eretici Andrea Saramita e Maifreda da Pirovano.
Concludendo, piazza della Vetra venne spesso raffrontata in passato con l’imponenza di quella di San Lorenzo, decisamente molto più artistica. Al centro della Vetra venne eretta nel 1643 la colonna dedicata a San Lazzaro, susseguentemente rifatta, con l’intenzione di conferirle maggior decoro, nell’anno 1728.