sabato, Ottobre 4, 2025

Turandot. L’opera nel jazz di Eugenia Canale e Rebus Quartet

Il connubio tra opera lirica e jazz non è nuovo. Qualcuno potrà storcere il naso ma in realtà trasporre brani operistici in chiave jazz ha trovato nel corso del tempo estimatori di grande livello. L’operazione svolta da Eugenia Canale con il suo Rebus Quartet sulla Turandot di Puccini, quindi, non va vista solo come un omaggio al grande compositore lucchese nel centenario della morte, ma una sfida, si può dire riuscita, per riproporre le melodie potenti e i contrasti drammatici di un’opera di grande successo in chiave jazzistica. 

E’ evidente che esiste un contrasto tra la scrittura operistica, precisa e declamata, e la libertà espressiva propria del jazz. L’abilità sta tutta nel mantenere l’intensità drammatica dell’originale, cercando di tradurla nel linguaggio più dinamico del jazz. E se non sempre vi si riesce, in quanto il suo peso tragico in certi casi si fa più evanescente, si scoprono peraltro profondità nuove e tensioni emozionali più astratte ma non meno coinvolgenti.

Eugenia Canale, pianista, compositrice, arrangiatrice, non è la prima ad avvicinarsi a Puccini con l’intento di interpretarne il messaggio in chiave jazz. Ci torna in mente, ad esempio, il “Nessun dorma” eseguito dal grande trombettista Lester Bowie e la versione dell’orchestra di Gerald Wilson.  

Bisogna dire che l’opera italiana, con la sua ricchezza melodica e armonica, offre un terreno fertile per questo tipo di sperimentazione. Molti altri compositori di opere liriche hanno visto la trasposizione di loro arie in chiave jazz.

La Turandot, in particolare, si presta bene al linguaggio jazzistico, grazie alle progressioni armoniche sofisticate e alle curve melodiche espressive, e può essere rivisitata da strumenti come la tromba, come si è visto, ma anche il sassofono, che può adattarsi a interpretare le linee vocali, il pianoforte, in grado di sviluppare armonie in modo più moderno, e il clarinetto che introduce colori timbrici particolari.

Gli arrangiamenti compiuti da Eugenia Canale confermano il suo approccio raffinato nel dialogare tra jazz e musica colta. Il suo modo di rielaborare il materiale operistico mantiene sempre un equilibrio delicato tra rispetto per l’originale e libertà creativa. Accanto a lei, al piano, ci sono Achille Succi, sassofono e clarinetto, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso, e Roberto Paglieri, alla batteria.

Una rivisitazione della Turandot, quindi, non deve tanto porsi il problema se si tradisce o meno lo spirito dell’opera originaria, quanto piuttosto se grazie alla sensibilità di Eugenia Canale, al suo linguaggio armonico più moderno e alla sua diversa concezione ritmica, sia stato possibile cogliere aspetti nascosti e inediti di brani famosissimi che pensavamo di conoscere. E questo “plus”, nel CD pubblicato dalla AbeatRecords, c’è e si sente.

Qui vediamo all’opera il Rebus Quartet con Eugenia Canale

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